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Israele sostiene di aver ucciso Sinwar e nel frattempo attua pulizia etnica
di
Giuseppe Salamone
Israele ha annunciato di aver ucciso il leader di Hamas Yahya Sinwar a Gaza e di aver preso in custodia il suo corpo.
Contrariamente alle prime notizie, sembra che Sinwar sia stato colpito da un mortaio e non da un attacco aereo.
Questo atto si inserisce perfettamente nella strategia di Israele, uno stato che continua a dimostrarsi terrorista, determinato a portare avanti la pulizia etnica contro il popolo palestinese.
La scelta di eliminare un leader politico come Sinwar non solo intensifica le tensioni, ma chiude ogni spiraglio di dialogo o cessate il fuoco, confermando l’intento di proseguire con la violenza senza limiti.
La situazione a Jabalia e nel nord della Striscia di Gaza: denunce di pulizia etnica e violazioni dei diritti umani.
Alaa Skafi, Direttore dell'Associazione Al-Dameer per i Diritti Umani a Gaza, ha lanciato un grave allarme riguardo la situazione umanitaria e le operazioni militari in corso nella Striscia di Gaza. Skafi ha dichiarato che l'occupazione israeliana sta attuando una strategia di "pulizia etnica e sterminio totale" nel campo profughi di Jabalia, una delle aree più colpite dalle recenti ostilità. Le testimonianze che arrivano dal territorio delineano un quadro di violazioni sistematiche dei diritti umani e di crisi umanitaria senza precedenti.
Arresti e maltrattamenti al confine, il dramma dei profughi nel nord di Gaza:
Secondo Skafi, i residenti nel nord della Striscia che tentano di fuggire verso sud, attraverso i posti di blocco israeliani, sono stati oggetto di arresti e maltrattamenti di fronte alle loro famiglie. Questa situazione ha portato molti abitanti del nord a rifiutarsi di evacuare, preferendo restare nelle loro case e affrontare le conseguenze piuttosto che subire l'umiliazione durante la fuga. Le condizioni disumane a cui sono sottoposti i civili in fuga evidenziano la brutalità del conflitto e l’assenza di tutele per la popolazione civile.
Mancanza di aiuti e disinformazione mediatica:
Un altro aspetto critico sollevato da Skafi riguarda la mancanza di aiuti umanitari nel nord di Gaza. Da oltre dieci giorni, nessun camion di aiuti è riuscito a raggiungere queste aree, smentendo le dichiarazioni diffuse dai media che parlavano di una presunta distribuzione di cibo sotto la pressione americana. Questo blocco degli aiuti sta aggravando ulteriormente la già disperata situazione delle famiglie intrappolate nelle aree settentrionali, che sono ormai prive di rifornimenti essenziali.
Resistenza civile e il fallimento dei piani di evacuazione forzata:
Nonostante le difficoltà e la minaccia continua, molti residenti del nord di Gaza hanno scelto di rimanere nelle loro case, opponendosi così ai tentativi di evacuazione forzata messi in atto dalle forze israeliane. Secondo Skafi, questa resistenza civile ha contribuito a sventare i piani dell'occupazione per spostare forzatamente la popolazione verso il sud, rappresentando un esempio di resilienza in un contesto di estrema violenza e oppressione.
L'allarme delle ONG, il nord di Gaza sta scomparendo:
L’allarme lanciato da Alaa Skafi è sostenuto anche da un appello urgente firmato da circa 40 organizzazioni non governative, tra cui Oxfam e Medical Aid for Palestinians. Le ONG avvertono che il nord di Gaza sta letteralmente "scomparendo dalla mappa" a causa delle operazioni militari israeliane, e invitano i leader mondiali ad intervenire immediatamente per fermare le "atrocità" commesse dalle forze armate. Questo appello sottolinea la necessità di un’azione internazionale urgente per proteggere la popolazione civile e ripristinare il rispetto del diritto umanitario internazionale.
In conclusione, la situazione a Gaza continua a peggiorare di giorno in giorno mostrandoci come i criminali che stanno al governo di Israele vogliano portare a termine la pulizia etnica.
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