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Non sembra possibile la mattanza nell'indifferenza
di
Claudio Visani
L'esercito israeliano ieri ha preso di mira un ospedale, l'ennesimo, a Gaza, sostenendo che era diventato rifugio di Hamas. Ma nel giardino c'erano decine di tende, centinaia di poveri sfollati, anziani, donne, bambini. Il bombardamento ha distrutto l'accampamento. Le agenzie scrivono di persone bruciate vive, di almeno quattro vittime e settanta feriti gravi, tra cui bambini.
Questo la drammatica testimonianza del dottor Mohammed Tahir, chirurgo volontario in quell'ospedale, fatta ad Al Jazeera e riportata dall'agenzia LaPresse: "Siamo stati inondati di ustionati. Donne, uomini, bambini. Un bimbo di un anno è morto davanti ai nostri occhi. Molti hanno ustioni gravi, il loro destino è segnato, non arriveranno nemmeno in terapia intensiva, moriranno prima. È uno spettacolo dell’orrore qui. A volte ho la sensazione che questa non sia la vita reale. Non riesco a credere che questo possa accadere nella realtà e che questo livello di sofferenza sia permesso in questo mondo. Le persone qui sono arrivate al punto in cui sentono che non c’è speranza. Nessuno viene ad aiutarle, nessuno viene a salvarle”.
Intanto fonti mediche della Striscia riprese dal giornale israeliano Haaretz parlano di almeno altre dieci persone uccise e trenta ferite, tra cui donne e bambini, in un attacco aereo israeliano su un centro di distribuzione di aiuti umanitari nel campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza. E la Croce Rossa libanese afferma che sempre oggi un attacco aereo israeliano nel Libano settentrionale ha ucciso almeno 18 persone. "L'attacco - scrive - ha colpito un piccolo condominio".
Dal 7 ottobre, secondo fonti mediche avallate dalle principali associazioni umanitarie, sono oltre 42mila i palestinesi uccisi a Gaza, di cui 16mila bambini. I feriti sono quasi centomila. Gli sfollati sballottati più volte di qua e di là senza possibilità di poter uscire dalla Striscia e quindi senza via di fuga, sono poco meno di due milioni.
Alla distruzione di Gaza, ormai ridotta a un cumulo di macerie, si aggiungono le aggressioni e le occupazioni dei coloni israeliani protetti dall'esercito ai contadini palestinesi che vivono in Cisgiordania. Il bilancio a oggi è di 569 morti e di cinquemila e cinquecento feriti.
Dal 23 settembre Israele ha lanciato massicci attacchi aerei e terrestri nel Libano meridionale e anche sulla capitale Beirut, uccidendo circa millecinquecento persone e ferendone oltre quattromila. Alla popolazione di interi quartieri e villaggi di un altro stato estero e sovrano, l'esercito di Israele ha dato l'ordine di andarsene per non rimanere vittima della sua guerra contro "l'asse del male".
Gli sfollati libanesi al Nord e in Siria sono già oltre un milione e trecentomila. Allo stesso tempo l'Idf spara anche sulle basi dell'Unifil, le forze internazionali di pace schierate sul confine tra Libano e Israele. Con Netanyahu che arriva al punto di definire l'Assemblea delle Nazioni Unite "una palude antisemita" e il segretario generale Guterres "persona non gradita", intimandogli di far sloggiare l'Unifil dal Libano per avere mano libera "contro i terroristi".
In un mondo normale tutto questo non potrebbe accadere. Forse ha ragione quel medico. Forse questo non è il mondo reale. Forse stiamo vivendo dentro un Truman show, in un villaggio globale creato dall'intelligenza artificiale.
Perché non è possibile che nella vita reale Meloni e Crosetto facciano la voce grossa solo ora che sparano addosso anche a noi e denuncino come "crimini di guerra" solo le intimidazioni all'Unifil e non il macello a Gaza, Cisgiordania, Libano, descritto sopra.
Non è possibile che Scholz, Macron, Sanchez, Tajani, Schlein continuino a dire che la soluzione è "due popoli due stati" quando ai palestinesi sono rimasti soltanto la terra per seppellire i morti e gli occhi per piangere.
Non è possibile che Biden e Kamala Harris, gli Usa che fino a ieri sono stati i gendarmi del mondo libero, non muovano un dito perché tra poco ci sono le elezioni americane.
Non è possibile che la Von der Leyen, Borrel, l'Europa, siano così daltonici da gridare di continuo contro l'aggressione dell'Orso Russo e non riescano a vedere quelle dell'Agnello sacrificale israeliano diventato Lupo.
Non è possibile che tutti a parole parlino di cessate il fuoco, tregue, paci giuste e nei fatti continuino a mandare valangate di armi e soldi a Zelensky e Netanyahu.
O forse sì, è possibile. Con la politica ridotta così. Con questi improbabili leader e capi di Stato che, vedrete, si limiteranno a fare qualche dichiarazione, un documento. Perché, per dirla con De André, "sono loro oggi i migliori che abbiamo".
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