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USA: Jill Stein, terzo incomodo anche per Israele
di
Giuseppe Salamone
Sapete perché non scrivo nulla sulla campagna elettorale negli Stati Uniti d'America? Perché mi fa schifo! Perché di democratico non ha nulla in quanto a invadere il dibattito pubblico sono principalmente due cose: i soldi raccolti e le storie e gli insulti personali.
Di temi, di politica, di giustizia sociale, di uguaglianza e di pace non c'è niente. Una società marcia e lo rivendico: sì, è una società marcia!
In tutto questo c'è una terza persona, si chiama Jill Stein ed è la leader del Partito Verde americano. Non verde come Bonelli, la guerrafondaia tedesca Baerbock o certi giardinieri ipocriti occidentali.
In uno dei suoi ultimi post su X ha scritto così:
"Come ebrea cresciuta dopo l'Olocausto, prendo sul serio il "mai più". Per me significa mai più per nessuno. Se volesse, Joe Biden potrebbe fermare questo genocidio con una telefonata a Netanyahu e smettere di fornire armi e fondi a Israele. Lui potrebbe non volerlo, ma io sì."
Anche lei è candidata alla presidenza, ma chissà come mai, di questa grandissima donna, non se ne parla. Quasi come non esistesse.
Chissà come mai i sionisti che elargiscono miliardi di dollari a destra e sinistra non danno un centesimo di dollaro a lei nonostante sia anche ebrea. La risposta è molto più scontata di quanto non sembri: perché è una brava persona!
Se fossi statunitense voterei mille volte per lei: Jill Stein!
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