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Pulizia etnica nel nord: undicesimo giorno
di
Alessandro Ferretti
Undicesimo giorno di pulizia etnica nel Nord.
Per le 400.000 le persone intrappolate a Jabalia, Beit Lahia e Beit Hanoun la situazione di cibo e acqua è sempre più catastrofica. L'altro ieri l'OMS, dopo 9 giorni di tentativi, è riuscita a consegnare 40k litri di carburante in due ospedali, 800 buste di sangue e un po' di materiale medico, ma neanche un grammo di cibo o acqua è entrato al nord negli ultimi quindici giorni.
Il carburante ha consentito di riattivare le ambulanze, ma l'esercito israeliano ha subito ricominciato a sparar loro addosso.
La mancanza di rifornimenti fa sì che i chirurghi operino su pazienti non anestetizzati che devono quindi essere bloccati a forza di braccia da degli infermieri per tenerli fermi.
Il direttore dell'ospedale Kamal Adwan ha rivolto un appello alla comunità internazionale per il ripristino delle consegne, sottolineando che l'ospedale non è più in grado di dare da mangiare ai sanitari di turno e presto non ne avrà più neanche per i pazienti.
La penuria di cibo obbliga i palestinesi ad uscire dai ripari per cercarne, e Israele ne ha approfittato per bombardare un punto di distribuzione delle pochissime scorte rimaste nei magazzini a Jabalia, ammazzando dieci persone in coda per il cibo e ferendone 40. Altre decine di persone sono state uccise e ferite nella sola giornata di ieri, portando il totale ad almeno 342 uccisioni in dieci giorni.
Il blocco totale delle consegne di beni di prima necessità è talmente allucinante che Israele ha sentito il dovere di fare qualcosa... e quindi ieri il COGAT (agenzia israeliana per gli aiuti umanitari) ha pensato bene di affermare che "trenta camion" erano entrati dal valico di Erez verso il nord di Gaza. Peccato che sia una clamorosa bugia: questi camion hanno in realtà proseguito verso Gaza City, e al Nord non hanno consegnato neanche un sacco di farina!
Infine, su Haaretz sono uscite delle dichiarazioni di comandanti dell'esercito secondo cui lo scopo delle operazioni al nord di Gaza è proprio l'annessione di quel territorio ad Israele. Secondo gli ufficiali, infatti, non c'è stata alcuna discussione di un piano militare contro Hamas, e l'operazione è diretta principalmente ad infliggere sui palestinesi un tale livello di violenza da indurli ad abbandonare la loro terra consentendo a Israele di incamerarla, come da tradizione.
Nonostante ciò, secondo i giornalisti che continuano a lavorare in loco, la maggioranza della popolazione si rifiuta di lasciare la zona in quanto vedono che Israele usa violenza estrema e indiscriminata su tutta la popolazione civile di tutta la Striscia, incluse le cosiddette "zone sicure", e preferisce quindi giocarsi le sue carte al Nord nella speranza che prima o poi noi occidentali privilegiati ci svegliamo e fermiamo l'appoggio dei nostri governi al massacro.
Un buon inizio è quello di diffondere informazioni su cosa sta succedendo, visto che i nostri media preferiscono parlare di qualsiasi altra cosa.. anche oggi, sugli orrori di Gaza Nord, la grande stampa italiana offre solo un silenzio di tomba.
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