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13 ottobre 2024
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Iran: equilibri interni
di Farrokh Bavar

La dualità dei poteri in Iran corre veloce con colpi e contro colpi in vari settori. È una dualità cristallizzata al livello istituzionale sebbene dovunque ci siano correnti.

Il potere esecutivo recentemente preso dai conciliatori del "libero mercato" dopo l'eliminazione del Presidente Raissi, insieme alla Camera del Commercio e ai tanti ambienti nei meandri della burocrazia contro il giudiziario e legislativo, insieme al Corpo dei Pasdaran e l'esercito. Iran è diversa dell'Argentina. È molto più subdola.

Milei è quello che è e nessuno lo nega, e ci sono manifestazioni di massa contro le sue politiche privatiste neoliberiste in sostegno a Israele e al sionismo mentre in Iran Pezeshkian e il suo governo urlano parole dure contro Israele e contro l'imperialismo ma poi fanno quello che fa Milei.

L'aumento del prezzo dei trasporti pubblici del 50% e il raddoppiando il prezzo del pane in meno di due mesi dall'insediamento del governo sono solo due esempi mentre aumenta il prezzo del cambio del dollaro in breve tempo come non era mai successo. E non ci sono manifestazioni di massa ma sì, incendi, incidenti, sabotaggi come nella miniera del carbone, e tanti bastoni tra le ruote.

Pochi giorni fa Mohsen Ejeì, capo del giudiziario, arresta il sindaco di Zâhedân, capoluogo della regione Sistân di 600 mila abitanti per non avere raccolto le immondizie per due mesi, dietro le proteste della gente, e ha promesso di arrestare i responsabili degli aumenti arbitrari dei prezzi. Con un po' di attenzione si possono vedere chiaro come si svolge il doppio potere tra colpi bassi e dichiarazioni.

Innanzitutto l'attacco missilistico contro Israele, che i cadetti dell'imperialismo come Zarif e Eraghci, ma anche lo stesso Pezeshkian all'Onu, cercarono di debellare. Poi dovettero adeguarsi apparentemente per prendere tempo e uscire dal torpore del colpo ricevuto.

Ieri il presidente della Camera, Mohammad Bagher Gbalibaf ha guidato l'aereo di linea atterrando nell'aeroporto di Beirut, ha visitato l'omologo libanese Nabi Berri ed è andato tra la gente nelle macerie fumanti, chi sa se inquinate dall'uranio impoverito, per solidarizzare e incoraggiare la popolazione libanese e dire l'Iran è al fianco della resistenza contro Israele.

E da Beirut va a Ginevra per partecipare alla riunione inter-parlamentare. Questo subito dopo il viaggio in Tagikistan per incontrare l'omologo tagiko e il Presidente Imam Ali Rahmanov. Tutto questo a discapito dei viaggi lampo del ministro factotum Eraghcì, degli esteri, che offre di tutto a tutti e ai vicini di casa insistendo sempre che "noi non vogliamo la guerra". Alla faccia del cinismo quando Israele bombarda e uccide ogni giorno i palestinesi, yemeniti e ora i libanesi.

Ma l'arrivo del primo gruppo di caccia russi, i Sukhoi 35, dopo anni di sabotaggi, tra cui quelli del Gen. Âshtiânì, l'ex ministro della difesa che ci s'opponeva in nome dell'industria nazionale, segna lo spostamento se non ribaltamento delle relazioni di forza tra le parti con nel mezzo Alì Khamenei.

Ieri l'altro Pezeshkian è stato da Putin dove Putin ha enumerato gli accordi su vari programmi tra la Russia e l'Iran e parlò dell'importanza che ha l'Iran per la Russia, e tra poco ci sarà l'incontro a Kazan nella riunione di Brics dove ci saranno altri accordi e la definizione dei patti strategici. Questo quando i governi e le istituzioni occidentali condannano e impongono altre sanzioni all'Iran.

Per Pezeshkian non c'è via di fuga. La confusione, per non perdere la faccia in sostegno a Pezeshkian, è dovuta alla politica centrista di Khamenei. Pezeshkian è una cassa vuota e dipende da chi la suona. Lui non solo non è il prolungamento di Raissi, gli è la negazione e l'interruzione della esperienza per remare contro.

C'è un'intervista alla moglie di Raissi, eccellente analisi, sul significato del 7 di ottobre. Dice ch lì vinse la dignità, l'audacia e la verità. In effetti, se Hamas non avesse attaccato prendendo gli ostaggi, Israele avrebbe attaccato lo stesso per farla finita con i palestinesi e aprire il canale Ben Gurion in contrapposizione al Canale di Suez, e mettendo le mani sui giacimenti del gas nel Mediterraneo per farne dipendere gli Stati europei contro il gas russo, algerino e di Bengazi.

Fallito tutto con "l'assalto al cielo" dei palestinesi, l'Ayatollah Khamenei ne fece centro di gravità nel suo discorso di Venerdì la settimana passata. Non tutto il male viene per nuocere e il governo Pezeshkian, che chiamò "fratelli" gli statunitensi, può rompere quell'equilibrio labile di cui il governo di Raissi soffriva.

Pezeshkian, per aver osato l'assalto al potere in funzione di legarsi all'imperialismo, rimanendo passivo nei confronti degli attacchi diretti di Israele, con la scusa di non voler cascare nella trappola di guerra del nemico, ha provocato la reazione dei rivoluzionari che attaccarono militarmente Israele demarcando quello che è oggi e quello ai tempi di Moshe Dayan.

La dialettica dei poteri nell'Iran islamico dal suo inizio non è stata con l'arma della critica ma con eliminazione fisica e tradimenti, ma ora, soprattutto per la situazione internazionale di guerra imperialista e la resistenza interna, l'ago della bilancia si è spostato di nuovo a favore del Brics, del multilateralismo e contro chi complotta all'interno a favore del neoliberismo in economia, in politica interna ed estera.

Da qui a Kazan c'è uno spazio che tutti vogliono riempire, in Iran come altrove.

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