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08 ottobre 2024
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7 ottobre 1985 - L'Italia disse no
di Daniele Furlan

IL DIROTTAMENTO DELL' ACHILLE LAURO E QUEL PRIMO E UNICO SECCO "NO" DETTO DALL'ITALIA AI SUOI PADRONI CHE PROVOCÒ LA PIÙ GRAVE CRISI DIPLOMATICA DEL DOPO GUERRA TRA ITALIA E USA.

Achille Lauro era un transatlantico italiano trasformato in nave da crociera.

Quel 7 ottobre 1985 era nel pieno di una crociera,fermo al largo delle coste egiziane, molti passeggeri erano scesi a terra per un escursione a Il Cairo, le persone restate a bordo erano nella sala pranzo quando, poco dopo le 13, vi irruppero quattro militari armati dichiaratisi del fronte di liberazione della Palestina.

Si erano imbarcati a Genova, con documenti falsi, e, si seppe poi, volevano solo raggiungere il porto israeliano che era tappa della crociera. Il dirottamento non era nei loro piani ma furono costretti ad improvvisarlo perché qualcuno dell'equipaggio aveva scoperto le loro armi...

Intimarono quindi al comandante Gerardo De Rosa di far rotta verso il porto di Tartus in Siria, e prendendo il possesso della nave chiesero anche la liberazione di 52 Palestinesi prigionieri. Il comandante pur con un'arma puntata alla tempia riuscì, mentre invertiva la rotta a lanciare anche l'allarme azionando l' apposito pulsante.

Con l'allarme lanciato, ovviamente si diffuse anche la notizia non solo in Italia ma nel mondo. Nel 1985 il presidente del consiglio italiano era Bettino Craxi, il ministro degli Esteri, Giulio Andreotti e il ministro della Difesa, Giovanni Spadolini. Si trovarono tutti a gestire una situazione che apparve subito complicata, i dirottatori non tardarono a minacciare di uccidere gli ostaggi se non fosse stata accontentata la loro richiesta di liberare i 52 Palestinesi prigionieri in Israele...

Craxi, Spadolini e Andreotti pensarono subito ad un intervento militare, inviarono in loco più di 50 paracadutisti del “Col Moschin” ma prima di farli intervenire decisero di fare un tentativo diplomatico. Contattarono Yasser Arafat, che dopo aver dichiarato la sua estraneità e quella dell'OLP a tale gesto, si offrì di collaborare nel trovare il modo di mediare con i dirottatori.

Fu Arafat stesso a scegliere due mediatori: Hani El Hassan e Abu Abbas da inviare sulla nave a trattare coi dirottatori La cosa funzionò, in un paio di giorni riuscirono a porre fine al dirottamento, i quattro dirottatori si arresero e con l’assicurazione di potersi recare indisturbati in qualsiasi paese arabo di loro scelta furono imbarcati in una motovedetta per raggiungere la terra, insieme ai due mediatori.

Il dirottamento sembrava si fosse concluso solo con una grande paura, senza nessuna vittima. Purtroppo però dopo poco si scoprì che Leon Klinghoffer: un passeggero disabile, cittadino statunitense, di religione ebraica, era stato ucciso e gettato in mare.

Nella nave c'erano molti cittadini statunitensi minacciati, per ovvie ragioni, più di altri dai dirottatori. Alla notizia della morte del loro connazionale gli Stati Uniti, rimasti fino ad allora in disparte, intervennero opponendosi agli accordi presi tra l'Italia ed i dirottatori.

Allora, il presidente degli Stati Uniti era Ronald Reagan che ignorando completamente gli accordi che l’Italia aveva raggiunto, riuscì ad intercettare con degli aerei militari il volo che stava gia' portando a Tunisi i quattro dirottatori e i due mediatori. I caccia americani riuscirono ad obbligare, scortandolo, l’aereo diretto a Tunisi ad atterrare nella base Nato di Sigonella, in Sicilia.

Craxi fu costretto a dare il “permesso” di far atterrare sia gli aerei militari statunitensi che l’aereo che trasportava i dirottatori. Una volta atterrati però, lo stesso Craxi, d'accordo col governo, decise, con un dispiegamento di carabinieri, di non permettere ai militari statunitensi di avvicinarsi all’aereo con dirottatori e mediatori.

Ciò portò ad una situazione di alta tensione, ricordata come la “CRISI DI SIGONELLA”: il primo e unico secco NO detto dall'Italia ai suoi padroni che diede il via ad una complicata trattativa diplomatica tra Reagan che pretendeva la consegna sia dei dirottatori che dei mediatori e Craxi che gliela negava.

La spuntò Craxi che vista la scoperta dell'omicidio contravvenne agli accordi presi, decise di inviare nel carcere di Siracusa i dirottatori e lasciare i mediatori liberi di volare verso Belgrado. Questa ultima decisione (lasciare liberi i mediatori) fu presa però solo da Craxi, Spadolini non era d'accordo.

Si scoprì poi che uno di loro, Abu Abbas era direttamente implicato nell'uccisione di Klinghoffer.

Abbas fu condannato all’ergastolo in contumacia, catturato nel 2013 in Iraq dai militari statunitensi: morì in carcere pochi anni dopo. I quattro dirottatori furono invece processati e condannati a Genova.

La “crisi di Sigonella" tra Italia e Stati Uniti non si risolse subito, Craxi annullò' anche un viaggio negli Usa che era in programma poco dopo.

Ad appianare tutto pensò Reagan mesi dopo, con una lettera che scrisse a Craxi, di cui restò famoso il “Dear Bettino” iniziale.

Intanto l'Achille Lauro continuò con le sue crociere fino a quando nel dicembre 1994 a largo della Somalia prese fuoco ed affondò.

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