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08 ottobre 2024
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Quello che è successo in Israele sia di monito anche per noi
di Alessandro Ferretti

Sono gli stessi intellettuali israeliani a riconoscerlo: la responsabilità primaria dell'attacco contro Israele è del governo Netanyahu, che si regge sull'appoggio decisivo di formazioni di destra estrema. La politica di queste compagini è stata chiara: portare via ai palestinesi i residui territori appetibili senza concedere loro nulla, confidando sulla forza militare e su chilometri di muri per mantenere l'"ordine" all'interno.

La domanda è: come mai gli israeliani sono arrivati a votare questo governo di destra estrema? Penso che la risposta sia semplice: se la maggioranza della popolazione è ostile ai palestinesi, tale maggioranza eleggerà governi che implementeranno questa volontà di negare i diritti umani fondamentali a milioni di persone (ovvero, un obiettivo intrinsecamente di destra).

E' evidente che per portare avanti tale obiettivo negli anni bisognerà avvalersi sempre più di politici e funzionari di destra. La scelta di non essere umani e quindi di negare diritti ha così fatto derivare, nel corso degli anni, l'orientamento politico dell'intero paese verso una destra totalmente impresentabile che ha finito per esacerbare il problema a un livello esplosivo.

Purtroppo, anche l'Occidente si è generalmente spostato a destra negli ultimi anni. Io credo che il motivo di questo spostamento a destra sia fondamentalmente lo stesso che ha spinto a destra Israele, con i migranti al posto dei palestinesi.

In una situazione di costante aumento del potere delle élites nei governi occidentali, l'arrivo di migranti è stato inizialmente sfruttato dai datori di lavoro per abbassare il costo del lavoro e negare i diritti dei lavoratori. Come ben sappiamo, quando le persone si impoveriscono diventano molto poco accoglienti: quindi nel tempo si è generato e fortificato un sentimento anti-migranti che è sempre più diffuso, anche in chi si considera di sinistra, e che ha spostato l'elettorato verso politiche di respingimento e di controllo di stampo poliziesco verso chi è già qui.

Anche in questo caso, per fare questo sporco lavoro ci vogliono politici di destra, anche se si sono spesso travestiti da sinistri: pensiamo alla legge Turco-Napolitano (due piddini), o al lavoro del piddino Minniti per affidare il controllo delle migrazioni a criminali libici.

Da anni stiamo allevando e coccolando una classe di politici di fatto di destra cui affidiamo il compito di "proteggerci" dai migranti in modo analogo a quello che succede in Israele con i palestinesi, e i risultati li abbiamo sotto gli occhi: Salvini e Meloni al governo, stragi in mare alle quali si risponde con insensate campagne "contro i trafficanti di uomini" che finiscono per generare ulteriori stragi, e così via. L'avversione contro i migranti sta in generale corrompendo il clima politico italiano e lo sta portando sempre più verso un nuovo fascismo.

Esiste un antidoto all'odio anti-migrante? Certo: se un governo cominciasse a ridistribuire la ricchezza prodotta nel nostro paese alzando stipendi e in generale migliorando le condizioni di lavoro, si invertirebbe il processo di impoverimento che legittima e giustifica l'ostilità verso i migranti e quindi le politiche di destra: in pratica, le politiche di destra si battono (guarda caso) con le politiche di sinistra.

Il problema che però abbiamo davanti è quello di una sinistra istituzionale che negli anni ha scelto di mettere gli interessi dei grandi capitali davanti a quelli dei lavoratori e che non sembra in grado (o desiderosa) di invertire la rotta in modo chiaro e stabile.

La lezione di Israele è però chiara: non si può mantenere la democrazia interna se si negano i diritti democratici a intere categorie di persone. Se non invertiremo la tendenza all'ìmpoverimento e non smetteremo di pensare ai migranti come a dei nemici, persevereremo nel circolo vizioso di guerra ai poveri e finiremo sempre più a destra, e quindi sempre più lontani da una società sostenibile ed equa in grado di affrontare le gigantesche sfide del futuro.

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