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Un anno, più altri 76
di
Rossella Ahmad
Un anno, più altri 76.
Cioè, 365 giorni più 27.740. Aggiungici anche qualche bisestile, dai.
Un totale di trentamila giorni. Contro uno. Ed è questo il rapporto che sussiste, nella logica coloniale, tra untermenschen e ubermenschen. Ammesso che.
(E gli altarini cominciarono a cadere già dal giorno successivo all'archè, il principio primigenio da cui tutto parte secondo la logica dei misantropi. Quelli che hanno esplicitato in pensieri, parole e omissioni che esistono gerarchie persino tra gli esseri umani più piccoli, i bambini. Ed hanno sancito, senza che cadesse loro la lingua, che esistono esseri umani di serie A ed esseri umani di serie Z, e la storia da oggi in poi ne terrà conto).
Ammesso che. E invece tutto è venuto giù nel corso di quest'anno. Ma i cialtroni della stampa non se ne sono accorti.
La data feticcio, dunque, da agitare come il lenzuolino rosso dinanzi agli occhi del toro nell'arena è resistita già un intero anno. Sì appresta a ricalcare il destino celebrativo unilaterale del l'altra. Le date fatidiche che cambiano il mondo, signora mia. Quelle che servono in realtà affinché esso sia piegato alla logica della rapace impunità. Un nuovo far-west senza più regole, in cui il bullo del quartiere fa i suoi porci comodi senza neanche il fastidio di doverne rispondere.
Uno scuorno così immane, gente, che dopo 365 giorni di riflessioni amarissime ancora non riesco a quantificare.
Di questo anno infame ricordo tutto e non ricordo niente. Ricordo bene i volti, quelli sì. Se penso all'inferno, a come potrebbe essere, mi vengono in mente le immagini di quei terribili giorni d'ottobre. Il professore Reefat. Hind. Yousef, il bimbo dai capelli rossi. Rim e suo nonno. I loro volti si sovrappongono nel ricordo conservando la loro nitidezza.
E non rammento niente. Nel senso che la cronologia degli eventii resta indistinta, quasi insignificante nel grande attimo cristallizzato che contiene in sé tutto ciò che di crudele e di infimo possa esistere e tutto ciò che di grande e di nobile possa esistere. Perché dopo 365 giorni le orde fameliche, assetate di terra palestinese, sono ancora lì. E dopo 365 giorni i nativi sono ancora lì, ed hanno resistito all'impossibile.
Quando penso a loro, penso agli eroi di Maratona moltiplicati per 365. E poi per 76.
Possono perdere, persino soccombere, sicuramente soffrire, ma consegnano le loro gesta alla leggenda.
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