 |
Iran: la lotta terzomondista, antiimperialista ed antiglobalista
di
Rossella Ahmad
Quando Ahmadinejad fu eletto presidente dell'Iran, con un plebiscito che coinvolse anche le tante etnie del paese, compresi gli azeri del nord, con la mente tornai indietro all'ultima immagine che un periodico italiano, forse Panorama o l'Espresso, non ricordo bene, restituiva dell'ormai morente padre della rivoluzione iraniana, forse la prima veritiera di quell'uomo che la solita stampa manipolata aveva nel corso dei decenni presentato come il nuovo Hitler: un uomo sostanzialmente povero, che viveva in una umile stanzetta vegliato dai soli parenti più stretti, senza alcun orpello o simbolo di potere attorno a sé.
Così anche Ahmadinejad: da sempre chiuso in vestiti troppo grandi per lui, anche da presidente aveva continuato a vivere nell'area più popolare di Teheran, spostandosi in metro o a bordo di una vecchia utilitaria, senza scorta e senza alcun simbolo esteriore di potenza.
Mi vengono in mente loro due ogniqualvolta io senta parlare di Iran con gli occhiali offuscati di un anti-islamismo di maniera, dimenticando che la lotta decennale di questo paese per restare fuori dalle grinfie dell'imperialismo, è stata ed è sostanzialmente, una lotta terzomondista, antiimperialista ed antiglobalista.
Se non si comprende ciò non si comprende neanche la grande complessità di questo paese dalla storia millenaria, che, da Mossadeq ad oggi, il rapace imperialismo americano tenta reiteratamente di corrodere dall'interno, non riuscendogli di affrontarlo ad armi pari.
Allontaniamoci anche solo per un attimo dalla palude malsana del pensiero eurocentrico, e riflettiamo su quale fonte di ispirazione siano stati per gran parte del mondo non occidentale tutti questi paesi che coraggiosamente si sono opposti all'egemonia del dollaro, pagando prezzi altissimi ma continuando a resistere.
Riuscendo a proporre una terza via in un periodo in cui il "brics" era ancora di là da venire. Rivendicando la propria sovranità ed il diritto di stringere rapporti di amicizia e cooperazione indipendendentemente dai diktat del dipartimento di stato americano.
Mantenendo relazioni integre con Russia, Cina e tutti i paesi emergenti dell'area euroasiatica. Continuando ad opporsi al sionismo in quanto dottrina essenzialmente razzista e suprematista. Intervenendo con le armi in Libano nel 2006, ovviamente l'Iran, per evitare che quel paese venisse ingoiato in un sol boccone da Israele.
Toynbee ha scritto che una civiltà che deve affrontare sfide letali produce leader severi e rigorosi, in grado di accettare la sfida. Ed è racchiusa in queste tre righe la realtà di ciò che accade in Iran.
(da me scritto in questo giorno di due anni fa).
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|