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02 ottobre 2024
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Attacco Iran: confronto con il precedente
di Francesco Dall'Aglio

Mentre si continua ad attendere la risposta israeliana all’attacco missilistico iraniano (e quindi adesso è Israele che si trova nella scomoda posizione di essere tacciata di indecisione e minacce a vuoto, ruolo che per parecchi mesi era stato assegnato all’Iran non del tutto a torto), e mentre si hanno notizie di incursioni israeliane oltre la frontiera libanese almeno una delle quali respinta con perdite serie, ci sono alcune riflessioni che vanno fatte sull’operazione iraniana.

Queste riflessioni non hanno per oggetto i danni, dei quali si continua a sapere molto poco, ma le differenze qualitative tra questo attacco missilistico e quello del 13 aprile.

Quest’ultimo fu effettuato principalmente con droni e con pochi missili; fu telegrafato per settimane, con un vero e proprio balletto di dichiarazioni e con tanto di avvisi NOTAM all’aviazione civile, e andò a colpire bersagli non particolarmente importanti con materiale (i droni appunto) non particolarmente avanzato.

Questa volta, invece, la situazione è stata del tutto diversa. Ben poche dichiarazioni e nessun avviso; i preparativi per l’attacco sono stati scoperti solo un paio d’ore prima dai rilevamenti USA, senza che Israele si fosse accorto di nulla; soprattutto, non sono stati utilizzati droni ma missili balistici, alcuni dei quali presumibilmente ipersonici.

Anche i bersagli sono qualitativamente diversi, perché stavolta sono state prese di mira installazioni militari importanti tra cui vari aeroporti militari: in uno di essi è stato chiaramente colpito un sistema di difesa antiaerea, verosimilmente un Arrow 2 o 3. Dalle foto si vedono le caratteristiche scie dovute all’accensione del combustibile solido del motore dei missili ancora sulla rampa.

In sintesi si è trattato di un attacco notevolmente escalatorio, che ha portato parecchi missili a destinazione e, se è bene diffidare delle dichiarazioni trionfalistiche che si leggono su alcuni media (‟distrutti 20 F-35”), è abbastanza chiaro che sia Israele che gli USA non sono affatto contenti della novità.

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