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Boicottaggio accademico di Israele: risposta alle obiezioni
di
Alessandro Ferretti
All'ennesima volta che mi è toccato leggere che il boicottaggio delle università israeliane non s'ha da fare perché altrimenti come fanno gli accademici israeliani a viaggiare, vedere il mondo e capire che uccidere palestinesi non è tanto bello, ho deciso di provare per l'ennesima volta a spiegare perché queste considerazioni sono totalmente fuori fuoco.
"quello che secondo me non realizzi appieno è che l'obiettivo del boicottaggio non è quello di aprire lentamente gli occhi agli accademici israeliani affinché smettano di prodigarsi per pulire etnicamente i palestinesi, ma quello di bloccare subito un genocidio che si sta svolgendo in questo preciso momento e che *ogni giorno* ammazza decine (quando non centinaia) di persone e rovina l'esistenza futura di altre centinaia (se non migliaia) che vengono ferite, perdono genitori, mogli, figli, amici, collaboratori.
Perdonami quindi se ti dico che il tuo discorso è frutto di un grandissimo privilegio, ovvero quello di poter serenamente discettare con centinaia di parole da una casa con un tetto, senza timore di digiunare né stasera né domani, senza la prospettiva di doverti ammalare di epatite o altro a causa della distruzione degli impianti sanitari, senza il suono ininterrotto di droni ed esplosioni ravvicinate, senza il timore costante di morire o veder morire una persona cara.
Sono convinto che se proverai a cambiare prospettiva immedesimandoti in una vittima della violenza indiscriminata perpetrata da Israele su milioni di innocenti realizzerai anche tu quanto sia assolutamente urgente manifestare la propria totale contrarietà ADESSO e in modo tangibile, e quanto preoccuparsi adesso di cosa pensa il collega israeliano sul tram non è la priorità: la priorità è capire in quale interminabile atroce incubo vivano milioni di persone anche (soprattutto?) a causa dell'inerzia (ormai vera e propria complicità) dell'opinione pubblica occidentale."
PS: in realtà, lo confesso, ho detto una bugia: non mi illudo che ciò che ho scritto servirà a fare cambiare idea al soggetto (so per esperienza che quando uno non vuole fare una cosa, morto un motivo se ne fa subito un altro)... ma la speranza è sempre l'ultimissima a morire...
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