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IL dolore degli altri è dolore a metà
di
Rinaldo Battaglia *
Il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 entrò in vigore solo 8 mesi dopo, il 15 settembre, e avrebbe sancito la nascita del Territorio Libero di Trieste, in attesa definire meglio il destino della città, che ‘passerà’ all’Italia solo 7 anni dopo. E a Trieste i tre giorni prima - dal 13 settembre al 15 - non furono per nulla giorni facili.
Milka Vrabec, il cui nome era stato italianizzato in Emilia Passerini – chissà poi perché così - era una bambina slovena di Trieste.
Il 13 settembre 1947 aveva solo 11 anni.
Una colpa, quel giorno: essere bambina e soprattutto slovena, nel periodo buio delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Dopo anni di lotta, soprusi, sangue da tutte le parti, la comunità italiana triestina, di origine slovena, ritenne che fosse finalmente arrivata la pacificazione e la parola ‘fine’ al razzismo del passato.
L’associazione culturale slovena del quartiere Scorcola organizzò così – all’interno della sua sede - una piccola festa, con qualche bottiglia da bere per i ragazzi più grandi e magari qualche ballo per le ragazze più giovani o anche ragazzine. Niente di particolare. Perche no?
Milka, così la chiamavano i suoi, volle essere presente o, meglio, anche lei accompagnare l’amica Vanda, forte questa dei suoi 18 anni. Verso le 11 doveva ritornare a casa, sempre assieme all’amica. Ma improvvisamente da una collinetta, lì sopra, partirono molte raffiche di mitra, indirizzate verso i festeggianti. Fu immediato panico: il trauma della guerra, le voci e il terrore delle foibe sugli italiani e le vendette degli slavi erano ancora forti e presenti in ognuno.
Vanda venne subito ferita, spaventata si guardò attorno, non vedeva più Milka. Là trovo poco dopo, sotto il palco, uccisa da moltissime pallottole. La morte della ragazzina fece immediatamente presa.
Vennero accusati i gruppi di Trieste legati ai nazionalisti e agli ex-fascisti della città che lottavano affinché Trieste fosse italiana e ‘liberata’ dagli slavi. Una pulizia etnica all’incontrario di quella delle foibe e dell’esodo. E siccome le indagini rallentavano e la comunità slovena triestina non si sentiva tutelata, partirono da gruppi ‘nazionalisti sloveni’ azioni di pura vendetta contro altri inermi italiani. Si contarono due morti in pochi giorni. Decenni di odio ‘razziale’ avevano causato ancora morti di innocenti, come a Basovizza o Villa Surani.
Odio che genera odio, razzismo che produce altro razzismo.
Chissà mai se un giorno dedicheremo vie e piazza - assieme a quelle, sempre troppo poche e sempre in ritardo, a Norma Cosetto in rappresentanza degli infoibati - anche a Milka Vrabec, in rappresentanza delle vittime innocenti delle minoranze slave.
Dove le differenze tra le due ragazze?
O Milka, in quanto italiana di minoranza slava, vale meno di Norma?
Il dolore, come scriveva Fabrizio De André, il dolore degli altri è dolore a metà?
15 settembre 2024 – 77 anni dopo -
liberamente tratto dal mio ‘Il dolore degli altri’- Ed. Ventus/AliRibelli - 2022
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
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