|
Cina come parte del sud globale
di
Giacomo Gabellini
Recentemente, i rappresentanti di 53 Paesi africani più il presidente dell’Unione Africana si sono riuniti a Pechino, alla presenza di Xi Jinping e delle altre massime autorità cinesi, per presenziare al nono vertice del Forum of Chinese-African Cooperation (Focac).
Per il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, il summit, nel corso del quale si è parlato di «unire le forze per promuovere la modernizzazione e costruire una comunità Cina-Africa di alto livello con un futuro condiviso», costituisce l’evento politico e diplomatico più rilevante degli ultimi anni.
Da decenni, infatti, l’Africa riveste per la Cina una valenza strategica cruciale, sia in materia di cooperazione economica e commerciale, sia in campo geopolitico. Di qui l’impegno assunto pubblicamente da Xi Jinping a profondere, sotto forma di investimenti e sostegno finanziario, qualcosa come 50 miliardi di dollari in tre anni in tutti i settori economici del continente.
Questa imponente cifra va a sommarsi ai 40 miliardi di dollari (tra crediti, finanziamenti al commercio, investimenti diretti e trasferimenti di diritti speciali di prelievo del Fondo Monetario Internazionale) che Pechino aveva concordato di elargire a favore dell’Africa in occasione del vertice interministeriale del Focac tenutosi a Dakar nel 2021.
Durante l’incontro di Pechino, la Cina si è pubblicamente identificata come parte integrante del cosiddetto “Sud globale” e del grande gruppo dei Paesi in via di sviluppo, riaffermando la propria rigida osservanza del principio di non ingerenza negli affari interni delle nazioni straniere.
Dossier
diritti
|
|