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14 settembre 2024
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Missili a lungo raggio: dibattito fra analisti
di Paolo Mossetti

È in corso in queste ore una importante discussione sull'utilizzo di missili a lungo raggio in Russia che coinvolge dei grossi nomi dell'analisi di guerra come Kofman, Lee, Hodges e Ponomarenko, partita - ehm - da un tweet del sottoscritto che ha citato un podcast di Kofman.

Nella corposa parte del podcast che ho selezionato, con tanto di link, Kofman si lamenta del fatto che molti analisti non esplicitano i costi e i benefici associati all'uso dei missili a lungo raggio, che la discussione pubblica è scadente e che bisogna considerare i rischi di una escalation orizzontale: ritorsioni commerciali, sabotaggi da parte della Russia, cessione di tecnologie avanzate agli Houthi, etc.

Sotto pressione per le critiche ricevute, Kofman si è lamentato che avrei "selezionato in modo parziale" il suo commento. I soliti sciami reattivi mi accusano per questo di essere una risorsa russa. Ma voglio sottolineare questa parte della polemica. Che ci dice anche qualcosa sul modo in cui molti analisti, anche famosi, sotto pressione sono costretti a performare giustificazioni di fronte al pubblico di riferimento.

Secondo Kofman (sempre educato, va detto) la mia citazione è manipolatoria per due motivi: perché non menziona il fatto che lui alla fine è favorevole al permesso di usare missili a lungo raggio in Russia e perché, soprattutto, lui non parlerebbe di una "operazione congiunta Ucraina-NATO" come invece ho inteso io.

Risentiamo il podcast. Al minuto 12'23" Kofman dice: "Infine, la questione di fornire certe capacità si riduce anche a armi il cui impiego richiederà un supporto diretto occidentale. C'è un supporto di intelligence nelle loro operazioni. Molte persone non lo capiscono al terzo anno di guerra."

A prescindere dal fatto che Kofman supporti o meno l'espansione degli attacchi a lungo raggio, lui parla chiaramente anche del fatto che bisogna fornire al pubblico informazioni oneste sui rischi e benefici, ed è ingiusto incolpare chi cita ben quattro paragrafi del suo podcast della reazione degli sciami NAFO-style delusi dalle sue parole.

Al minuto 12'38" Kofman dice ancora: "[Molti] ancora non capiscono che [il permesso per i missili a lungo raggio] significherebbe che gli Stati Uniti e altri paesi, in molti casi, sarebbero direttamente coinvolti nel targeting, nella pianificazione, nell'analisi dell'intelligence e in tutto ciò che comporta il supporto agli attacchi in Russia. E forse per alcuni non è un problema, o forse è una soglia molto bassa da superare".

Insomma, a me pare che enfatizzare che non si tratta ufficialmente di un'operazione NATO, ma piuttosto di una collaborazione tra i membri più importanti, come Stati Uniti, Regno Unito e Francia (perché di quello si tratta) a me sembra una distinzione formale e forzata, specialmente quando l'essenza dell'intervento non cambia molto. La percezione pubblica tende a essere influenzata più dai risultati concreti delle azioni piuttosto che da distinzioni burocratiche o tecniche.

A me sembra inoltre che queste precisazioni siano irrilevanti o addirittura tentativi di sviare la conversazione per scrollarsi di dosso i troll e gli attivisti molesti che hanno una visione rigidissima della guerra, e non tollerano dubbi e riflessioni più ampie.

Capisco perché Kofman è "costretto" a reagire così, ma ogni caso sarebbe più utile concentrarsi sull'impatto strategico e geopolitico piuttosto che sulle distinzioni di lana caprina.

Un dibattito importante, comunque, perché come vedete riguarda anche il modo in cui il mondo degli analisti interagisce col suo pubblico.


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