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Voci contro il genocidio
di
Rossella Ahmad
Un'intervista all'ex ministro francese Dominique de Villepin, in cui il politico si riferisce a Gaza come al più grande scandalo storico di cui egli abbia coscienza: uno scandalo della democrazia, in cui innocenti vengono fatti a pezzi nel silenzio, per oltre trecento giorni, e di cui anche la Francia è responsabile;
qualche voce, sempre più scandalizzata, che comincia a venire fuori anche dal piatto panorama italico: quella di Paolo di Mizio, ad esempio. Il quale parla del "grande inganno" portato avanti in decine di paesi dall'hasbara del Mossad, in base al quale i patrioti palestinesi vengono definiti "terroristi" in base a non si sa quale contorsione mentale. C'è un'occupazione? Bene, anzi male. Ma questa circostanza rende lecita e legale ogni azione condotta dai movimenti di resistenza secondo le Convenzioni di Ginevra;
ma anche quella di Alessandro Robecchi, il quale si chiede come si faccia a non vedere l'enormità di un genocidio perpetrato in diretta TV, con cecchini che, per divertimento, mirano alla testa di bambini ed internazionali. Come si faccia, dice, a non provare ripulsa, rigetto e condanna di fronte ad una cosa del genere, e a quale pelo sullo stomaco pressoché infinito si attinga per continuare la farsa;
e quella di un nugolo sempre più consistente di artisti, in Italia ma anche altrove, stanchi del ruolo di zerbini del potere, che chiedono la fine delle atrocità a Gaza e, in America, che termini il maccartismo nei confronti di chi abbia preso posizione sulla carneficina in atto, e che si è visto improvvisamente privato di contratti lavorativi e visibilità;
e le voci sempre benedette dell'ebraismo decente, sempre più numerose, sempre più inorridite di fronte alla concreta possibilità di essere assimilati ad una cosa così oscena: un genocidio travestito da autodifesa for dummies.
Jill Stein, ad esempio - altro che Kamala la iena ridens, inspiegabilmente assurta a feticcio di un femminismo che già di fronte alle donne di Gaza ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue ipocrisie. La outsider della corsa made in AIPAC alla Casa Bianca fulmina i due contendenti ultrasionisti, derubricando il loro confronto TV a spazzatura fraudolenta, in cui l'uno parla del nulla e l'altra viene fuori come una "fredda, calma genocida";
e le voci degli studenti, dei manifestanti, dei resistenti ovunque nel mondo.
Tutte queste voci assieme, e tante altre che si uniscono agli urli di dolore di Gaza e ne sostengono l'eco, amplificandola, mi fanno sperare che la fine di questa aberrazione sia soltanto questione di tempo.
Il sionismo è nella sua fase terminale, ma lungo la strada lascia un numero infinito di corpi. Non solo palestinesi.
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