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11 settembre e democrazia
di
Rossella Ahmad
Voglio parlare di democrazia, e voglio farlo oggi, 11 settembre, perché se non si capisce quali siano state le implicazioni di questa data nell'erosione progressiva di ogni parametro minimamente riconducibile a sovranità popolare e libertà individuali, non si potrà comprendere neanche ciò che avviene oggi. A Gaza, soprattutto, ma anche altrove.
E ho notato che tanti purtroppo non hanno compreso: per essi, la storia è una serie di compartimenti stagni, ognuno dei quali vive di vita propria.
L'auto-attentato dell'11 settembre aprì la stagione della compressione dei diritti. Sì cominciò con quelli delle minoranze, limitate persino nel diritto di parola ed espressione. Esso dunque fu funzionale al riassetto del mondo in senso autoritario. Dove non si arrivava con le bombe (Medioriente), si arrivava con lo stato di polizia.
Al tempo, ma anche molto dopo, la trappola fu ben congegnata. Esiste un nemico spaventoso, invisibile - i loro nemici sono sempre invisibili - che minaccia l'intera umanità e noi dobbiamo combatterlo, costi quel che costi. Anche i tuoi diritti, sì . Ogni autoritarismo, e ogni supina accettazione di esso, ha la sua genesi nella paura. Che al tempo era una non meglio precisata Spectre islamica, uno spauracchio inesistente.
In seguito ne sarebbero stati creati altri. Sempre invisibili, inafferrabili, invincibili con le armi democratiche. E, sul piatto della bilancia, sempre nuovi diritti da sacrificare. Se tu hai paura, il mio potere su di te è enorme. Se tu hai molta paura, potrò sottrarti facilmente ogni diritto che pensavi acquisito. Anzi, avrò il tuo plauso. Sì è cominciato con gli aeroporti, si finirà alle città a 15 minuti - tale sarà il tempo di mobilità massima concessa ai cittadini all'interno di aree urbane sempre più ristrette - di cui Hebron, in Cisgiordania, è prototipo.
Ma quando si cominciano a mettere in discussione i diritti dei pochi, è a quelli della maggioranza che si punta. La storia lo insegna. Perché i diritti sono di tutti e sono intangibili per definizione, oppure non sono. E se non sono, qualcosa di terribile è accaduto senza che ce ne accorgessimo.
Cos' è la democrazia, se non il principio minoritario? Se viene meno il principio della uguaglianza dei diritti delle minoranze, viene giù tutta l'impalcatura fintamente democratica su cui si è pavoneggiato l'occidente sino a ieri. Ed è venuta giù, in effetti.
Cominciando proprio dalle minoranze, ai cui diritti stoltamente non badammo, mentre il sistema di erosione generalizzato avanzava a macchia d'olio, indisturbato. Alzi la mano chi ritiene di vivere oggi in un sistema giuridico compiuto, laddove ciò significhi sovranità popolare basata sui principi e non sui capricci del legislatore.
Guardiamoci attorno. La visuale è deprimente. L'acquiescenza verso il potere non è mai stata una buona idea. Quando poi questo potere è viziato da una corruzione intrinseca - se non Ve ne foste accorti prima, guardate al sostegno dato al genocidio a Gaza - ancora meno.
Urge una revisione critica delle certezze che molti pensano ancora, impropriamente, di possedere. L'illusione di vivere in democrazia è la prima di esse.
E Gaza ha fatto calare definitamente tutte le maschere residue.
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