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10 settembre 2024
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Ebrei che si schierano per la Palestina (e la verità)
di Rossella Ahmad

Non scriverò molto su Sarah Friedland. Se ne è tanto parlato e si è giustamente applaudito al coraggio di una donna che stabilisce una verità lapalissiana, che però genera ancora tanta confusione.

Ebraismo e sionismo sono due cose diverse, e assimilarle fa il gioco degli assassini seriali che da settant'anni imperversano in Palestina. Il suo video è circolato per fortuna in ogni dove, è stato condiviso da tantissimi e mi ha tirato fuori da uno stato di scoramento nel momento stesso in cui mi confrontavo con il peggio del sionismo.

E non parlerò neanche tanto di Aaron Mate, giornalista ebreo che fa letteralmente a pezzi la narrativa sionista sul 7 ottobre, derubricandola a lercio tentativo di disumanizzare i palestinesi per realizzare impunemente l'ultima fase della pulizia etnica e dell'annessione unilaterale della Palestina. Spazzatura di infimo valore, funzionale al silenziatore imposto sul massacro. Anche il suo video è discretamente circolato e qualche punto a favore della verità lo ha segnato.

Imbattermi nel meglio dell'ebraismo ha avuto la funzione catartica di resettare i miei pensieri e di ribadire ancora una volta il grave errore storico ed etico in cui sono incorsi coloro che si sono legati mani e piedi al carrozzone di uno stato genocida. Porteranno l'eterno stigma dell'infamia, nei secoli dei secoli. Purtroppo per loro, aggiungo.

Inoltre dimostra chiaramente la strumentalità dell'accusa di "antisemitismo", ammesso ne sentissimo il bisogno: becero tentativo per silenziare ogni voce di verità e per occultare la realtà della Palestina.

Quindi sul tavolo vi sono carte truccate, che bari di professione e indecenti vari utilizzano per confondere e generare false percezioni - resteranno negli annali dell'infamia le marchette dei velinari di "Repubblica", che hanno osato definire "villaggi israeliani" le violente ed illegali colonie che fanno strame del territorio palestinese e dei suoi abitanti: unico caso, credo, nel pur deprimente panorama informativo europeo - e poi, invece, puri diamanti vengono scagliati con forza dalla parte sana dell'ebraismo nel marciume dell'informazione, e generano bagliori di luce.

Tanto più abbagliante in quanto inaspettata.

Tanto più gradita in quanto capace di ristabilire un principio importante con una dirompenza che solo loro possono generare. In quanto ebrei, in quanto antisionisti.

La loro voce è grandemente richiesta. Il loro dissociarsi rompe il muro di omertà sulle infamie commesse materialmente in Palestina e moralmente contro l'intera umanità. Mai come oggi è necessario che escano allo scoperto, che si palesino, secondo parole di verità.

"In quanto artista ebrea-americana che utilizza un mezzo basato sul tempo, devo notare che accetto questo premio nel 336° giorno del genocidio israeliano a Gaza e nel 76° anno di occupazione. Credo che sia nostra responsabilità come cineasti utilizzare le piattaforme istituzionali attraverso le quali lavoriamo per correggere l’impunità di Israele sulla scena globale. Sono solidale con il popolo palestinese e con la sua lotta per la liberazione.”

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