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09 settembre 2024
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Muhammad Shehada: la non-violenza richiede il non-silenzio
trad. di Alessandro Ferretti

La non-violenza richiede il non-silenzio: una fondamentale riflessione di Muhammad Shehada.

"Nella politica interna palestinese Hamas vince sempre ogni discussione non grazie al fascino della sua ideologia, ma grazie al fatto che ogni singola alternativa che i palestinesi abbiano mai tentato è stata bloccata e tradita.

I palestinesi hanno tentato la più grande protesta non violenta nella storia moderna di Gaza, la Grande Marcia del Ritorno del 2018-19, con decine di migliaia di persone che per mesi hanno marciato verso la recinzione ogni venerdì a torso nudo, alzando la bandiera palestinese (mai quella di Hamas).

L'esercito israeliano ha risposto sparando a più di 30.000 manifestanti come fosse un tiro al piccione, e si è pure vantato di quanto sia gioioso sparare alle rotule delle persone!

I palestinesi hanno provato a mobilitarsi a livello internazionale, ma sono stati solo diffamati, zittiti, etichettati come "antisemiti", arrestati, molestati.

I palestinesi hanno tentato i negoziati, hanno accettato di accontentarsi del 22% della loro patria storica e hanno chiesto il rispetto del diritto internazionale, solo per essere definiti dei negazionisti, massimalisti, intransigenti e "quelli che non perdono mai un'occasione per perdere un'occasione" (e sebbene la Knesset israeliana respinga ufficialmente la soluzione dei due stati in termini assoluti).

I palestinesi hanno provato a bussare alle porte di ogni agenzia delle Nazioni Unite e tribunale internazionale, solo per essere chiamati "terroristi diplomatici" e per qualsiasi decisione storica prendessimo, questa è rimasta solo inchiostro sulla carta; senza mai essere attuata.

I palestinesi hanno provato a collaborare con Israele e a fornirgli la massima sicurezza possibile (tramite l'Autorità Nazionale Palestinese), solo per essere indeboliti, umiliati, diffamati, abbandonati, privati ​​dei finanziamenti e definiti "sostenitori del terrorismo"...

Alcuni palestinesi hanno persino provato a convertirsi all'ebraismo, solo per essere automaticamente respinti a priori da Israele. Uno, che aveva cambiato il suo nome in Davidi ben Abraham e aveva studiato la Torah in modo approfondito, è stato letteralmente ammazzato a un posto di blocco da un soldato israeliano che si era arrabbiato con "Davidi" per aver osato definirsi "ebreo". Come osa?

Questi fallimenti su fallimenti non hanno fatto altro che dare credito ad Hamas e rafforzarlo.

Come sempre: la non-violenza palestinese richiede il non-silenzio globale."

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