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Israele: sondaggio su torture mostra dati preoccupanti
di
Alessandro Ferretti
L’ennesima conferma della deriva genocida della società israeliana arriva da un sondaggio pubblicato il 21 agosto.
La domanda 14 recita: “Il procuratore militare ha recentemente chiesto di prolungare la detenzione dei cinque soldati sospettati di gravi abusi e ha chiarito che esistono ulteriori prove che rafforzano i sospetti contro di loro. Cosa si dovrebbe fare secondo voi?”.
Il riferimento è alle torture perpetrate a Sde Teiman, quando alcuni soldati, ripresi da una telecamera, hanno stuprato un prigioniero palestinese provocandogli lo sfondamento del retto.
Le due uniche risposte possibili già fanno capire che i sondaggisti temevano molto le risposte a questa domanda: si può scegliere solo tra “dovrebbero essere penalmente perseguiti” e “dovrebbero ricevere solo sanzioni disciplinari a livello di reparto”, non è quindi possibile rispondere che andrebbero prosciolti o addirittura premiati, come aveva chiesto a gran voce la folla di fanatici che aveva invaso la sede del tribunale militare per ottenerne l’immediata liberazione.
Nonostante ciò, i risultati statistici sono una pietra tombale sull’idea che Israele sia uno stato civilizzato, perché solo il 21% degli ebrei israeliani è d’accordo con il procedimento penale.
D’altra parte, questa deriva verso l’autoritarismo e l’abbandono della legalità è confermata anche dalla domanda 21, che chiede se Israele debba rispettare le leggo internazionali e mantenere dei valori etici durante la guerra: il 42,5% degli ebrei dice di sì, ma il 47% dice di no. Per non parlare poi dell’atteggiamento verso una guerra con l’Iran: secondo il 52% degli ebrei israeliani, Israele dovrebbe intraprendere un’azione militare diretta contro l’Iran.
Questo è lo stato cui gli USA (e anche l’Italia) continuano a fornire decine di migliaia di tonnellate di armi e munizioni di ogni tipo e ne hanno promesse altre per un valore di oltre 20 miliardi di dollari.
A questo punto è ovvio che la situazione è fuori controllo e che sono indispensabili e urgenti degli interventi decisi di sanzioni diplomatiche, economiche e militari da parte degli organismi internazionali e delle singole nazioni per prevenire il naturale esito di tali orientamenti, ovvero la prosecuzione ad infinitum della tortura, dei crimini di guerra e della guerra di aggressione, con tutto ciò che ne consegue.
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