Trump o Harris, noi condizionati da aggressività USA
di Corrado Poli

Trump vede nella “comunista” Harris il problema. Harris lo ravvede nel “suprematista” Trump.

Il nostro problema è l’imperialismo americano sempre più aggressivo a seguito della definitiva dissoluzione della democrazia.

Ricordiamo come la Meloni si sia prostrata a Biden e alla politica democratica che sarà continuata dalla sua Vice nominata dalle lobby dei “donor” e senza essersi mai sottoposta all’investitura popolare delle primarie.

Allo stesso modo si sono comportanti Draghi, Renzi, Gentiloni, Letta, Monti e quasi tutti gli altri. Se si è inchinata Meloni, figuriamoci Schlein che è persino cittadina americana e attivista dei Democratici!

Le eccezioni furono Craxi, Berlusconi e Conte per quel poco che hanno potuto.

Ancora più indietro nel tempo, i leader democristiani mantenevano una parziale indipendenza dell’Italia in politica estera anche perché condizionati e incalzati dalla presenza del PCI (ricordiamo lo scandalo Lockheed).

Senza rompere la catena atlantica, l’Italia aveva mantenuto una linea equilibrata in Medio Oriente. La presenza dei nostri militari in Libano per interporsi tra Israele e Hezbollah fu accettata proprio grazie a una tradizione di politica estera non del tutto prona agli Stati Uniti e Israele, che pure allora godevano di maggiore credibilità.

L'autonomia della politica estera, peraltro, ci ha tutelato dai numerosi attentati subiti da altri Paesi.

Fatto non secondario oggi che è già cominciata la nuova stagione di terrorismo provocato dal genocidio di Gaza. Come avevo previsto già a dicembre scorso.

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