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Gaza nel medioevo: adesso anche la polio non trova ostacoli
di
Alessandro Ferretti
Precipitare Gaza in un medioevo sanitario era un’impresa difficile. Lo aveva dichiarato esplicitamente a novembre il generale Giora Eiland, generale in pensione e consulente del ministro della difesa israeliano Gallant:
“La comunità internazionale ci avverte del disastro umanitario a Gaza e di gravi epidemie: non dobbiamo tirarci indietro, per quanto difficile possa essere. Dopotutto, gravi epidemie nel sud della Striscia di Gaza avvicineranno la vittoria e ridurranno le vittime tra i soldati dell’IDF”.
Ed è vero che è stato difficile. C’è voluto un lavoro titanico e incessante, per oltre dieci mesi: il bombardamento sistematico degli ospedali che curano delle malattie e degli ambulatori che somministrano dei vaccini, la distruzione del sistema di potabilizzazione dell’acqua, la demolizione sistematica degli impianti fognari, la messa fuori servizio del sistema di raccolta dei rifiuti, decine di ordini di evacuazione che hanno ammassato milioni di persone una sopra l’altra e ovviamente il blocco delle forniture di cibo, sapone e disinfettanti.
Ma alla fine Israele ce l’ha fatta, e oggi Gaza è di gran lunga il posto più infetto del pianeta. Centomila casi di epatite virale di tipo A, un milione di casi di infezioni respiratorie acute, mezzo milione di casi di diarrea e centomila casi di pidocchi e scabbia, secondo l’OMS.
La ciliegina sulla torta è arrivata l’altro ieri con la notizia che un neonato gazawi, di 10 mesi di età, è rimasto paralizzato a vita dopo aver contratto la poliomielite, che a Gaza non colpiva da 25 anni. E purtroppo è solo il primo caso di una lunga serie, perché per vaccinare i circa 650.000 bambini a rischio è indispensabile una tregua umanitaria che però Israele ovviamente rifiuta di concedere. D’altra parte è comprensibile: dopo tutta questa fatica per realizzare finalmente il sogno di una epidemia orrenda, perché mai dovrebbero vaccinare i bersagli di tanta ferocia sprecando così tutto il lavoro?
Quello che è invece incomprensibile, perlomeno nel contesto del consesso umano, è come qui in Occidente si sia permesso e agevolato tutto questo. La certezza che l’operazione israeliana avrebbe provocato una catastrofe sanitaria è stata puntualmente denunciata subito, e quindi non era scontato riuscire a portarla a compimento.
Per aiutare Israele a conseguire il suo intento genocida c’è voluto un grande sforzo anche qui da noi: per oltre dieci mesi, ogni giorno i governi hanno appoggiato, i media hanno taciuto, i partiti di “sinistra” hanno fatto del loro meglio per coprire questo crimine travisando i fatti, tacendo i peggiori crimini e sopendo le coscienze, e finalmente ora possono festeggiare. In silenzio, eh, perché la notizia del neonato paralizzato non è stata pubblicata da nessuno dei nostri meravigliosi media mainstream.
Ma non facciamo per questo l’errore di assolvere i “cittadini comuni”: chiunque non sia vissuto in una caverna isolata dal mondo sa che da dieci mesi a Gaza si muore. E tra essi, i più colpevoli sono i milioni di cosiddetti “cittadini informati” che fan parte l’altrettanto cosiddetta “società civile”, quasi sempre su posizioni “progressiste”, che per tutti i lunghissimi 321 giorni necessari per far ripiombare Gaza in una situazione sanitaria che riporta alla mente la peste manzoniana hanno continuato a ignorare deliberatamente la situazione, a scegliere ogni giorno di non fare assolutamente nulla di concreto per impedirne l’esito, se non addirittura ostacolando attivamente chi cerca disperatamente di protestare.
Un tempo si diceva che di fronte a comportamenti inumani ci sono due possibili spiegazioni: o si è stupidi o si è cattivi. Oramai, a fronte di questa pietra miliare del genocidio, la prima spiegazione non regge più. Per continuare a tacere la stupidità non basta, ci vuole un’assoluto e criminale menefreghismo razzista nei confronti di milioni di innocenti al quale vengono e verranno sempre più inferte sofferenze indicibili per il bieco scopo di rubare loro l’unica cosa che gli è rimasta, ovvero la terra dove vivere.
Chi ha taciuto finora, e che prevedibilmente continuerà a tacere, non fa più parte del consesso degli esseri umani, anzi è letteralmente un nemico dell’umanità e come tale va considerato.
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