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Ex Ostaggio: non fui picchiata da miliziani ma ferita da Israele
di
Paolo Mossetti
Una delle più celebri ex prigioniere israeliane a Gaza, Noa Argamani, ha pubblicato sulla sua pagina Instagram un messaggio che sta facendo il giro dei social, smentendo diversi media filo- Netanyahu:
«Non posso ignorare ciò che i media israeliani hanno fatto a me nelle ultime 24 ore, prendendo le mie parole fuori contesto. I membri delle Brigate Al Qassam non mi hanno picchiata mentre ero in prigionia, né mi hanno tagliato i capelli; sono stata ferita dal crollo di un muro causato da un attacco aereo israeliano. Sottolineo che nessuno mi ha colpita durante la prigionia, ma sono stata ferita su tutto il corpo dopo l'attacco aereo. Sono una vittima dello scontro del 7 ottobre e rifiuto di essere nuovamente vittimizzata dai media israeliani».
È un messaggio dirompente non perché sminuisca le sofferenze - innegabili - patite dagli ostaggi di Hamas, ma perché ci ricorda come in questa guerra i media tradizionali abbiano un ruolo di intermediari nelle storie sempre più ridotto.
Dieci anni fa questa capacità degli attori della guerra - civili brutalizzati, soldati occupanti, ostaggi - di rappresentarsi da soli sarebbe stata quasi impossibile. E se i social polarizzano, è anche vero che rendono sempre più difficili alcuni dispositivi propagandistici.
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