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Menzogne culturali: gli alfieri dei diritti
di
Nevio Gambula
Una delle distinzioni tipiche dell’Occidente rispetto al resto del mondo è il discorso sui diritti umani, sulla legalità internazionale e sulla democrazia. È altresì vero che questo discorso non può essere disgiunto da quello sul nazionalismo, sul mercato e sul dominio economico-finanziario; dunque, il discorso sui “valori” o “principi” non può essere separato dalle politiche coloniali e imperialistiche dei paesi occidentali, oltre che dalle reali diseguaglianze interne agli stessi.
La relazione tra le due dimensioni – quella valoriale e quella politica – è sempre stata ambigua, o comunque contraddittoria: quante volte le maschere di democrazia e libertà sono state utilizzate per motivare aggressioni militari condotte al di fuori della legalità internazionale? L’universalità dei diritti, che è certamente una importante “invenzione” occidentale, non può essere disgiunta dalla realtà concreta delle politiche “di spartizione e di guerra” che caratterizzano i principali paesi occidentali, primo fra tutti gli Stati Uniti. Questa contraddizione è stata risolta ricorrendo a concetti altrettanto ambigui, da quello di “guerra giusta” a quello di “esportazione della democrazia”.
Il grande poeta arabo Adonis scrisse – in riferimento all’invasione statunitense dell’Iraq – che «quando una cultura trova una corrispondenza tra guerra e giustizia, per la ragione è inevitabile definire tale cultura fascista e nemica dell’umanità». Il modello della giustificazione valoriale d’una politica coloniale o imperiale è un modello «di chiara tendenza fascista».
Lo stesso Adonis afferma – nel libro “Oceano nero” – che è in corso uno scontro all’interno del mondo occidentale, quello tra la cultura europea, tesa verso l’universalizzazione dei diritti, e quella nord-americana, principalmente interessata all’affermazione dei propri privilegi di nazione, dunque fondamentalmente imperialista.
Ebbene, in questo libro del 2005 (pubblicato in Italia nel 2006), il poeta Adonis individua nella “questione palestinese” uno snodo critico importantissimo. Se, da una parte, con il sostegno europeo a Israele si apre un processo di sottomissione della cultura europea a quella statunitense, mettendo in secondo piano la giustizia internazionale e i diritti umani rispetto agli equilibri geopolitici, dall’altra, questa scelta potrebbe spingere i palestinesi nelle braccia del fondamentalismo islamico, peggiorando ulteriormente la situazione.
Tutto ciò – scrive Adonis – è d’ostacolo alla democrazia e alimenta le derive fasciste: la politica americana di sostegno economico e militare a Israele è pericolosa non soltanto per gli arabi, ma indirettamente anche per l’Europa. Purtroppo, quel processo individuato da Adonis si è oggi compiuto: lo sterminio di Gaza ci dimostra che l’Europa «ha davvero rinnegato i valori autenticamente democratici […] a favore dell’imposizione violenta» di una forma di egemonia. Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, dunque, ci dimostra che la questione dei valori e dei principi è oggi «fra le più grandi menzogne culturali [dell’Occidente], se non la più grande».
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