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07 agosto 2024
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Italia attiva militarmente a Gaza?
di Antonio Greco *

“Le imprese italiane vendono armi ad Israele in violazione dell’art. 11 della cost. e non solo. Nell’indifferenza generale un recente rapporto della commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, accusa Israele di crimini di guerra. “Israele sta commettendo crimini di guerra e contro l’umanità, il bilancio di vittime è senza precedenti, i numeri sono incredibili”. Così il capo delegazione delle NU ha dichiarato in un’intervista. È l’ennesimo atto di accusa dell’ONU contro Netanyahu e il suo “criminale” esecutivo.

Nonostante questo tragico contesto il nostro governo, per bocca del ministro Tajani, continua a dirsi “fedele alleato” di Israele pur precisando che l’Italia non parteciperà ad azioni militari in quell’area.

Non mi interessa entrare nel merito di queste dichiarazioni che trovo, ad essere gentile, “pilatesche” oltre che contraddittorie. Mi chiedo invece: è proprio vero che il nostro paese non partecipa alle azioni militari? Andiamo per ordine.

In effetti è vero, l’Italia come Stato non è coinvolta. Ma le imprese italiane lo sono eccome, nel momento in cui sottoscrivono con Israele o con società israeliane i contratti di compravendita di prodotti ad uso militare. Come ricorda il prof. Michele Carducci, ordinario di Diritto costituzionale comparato, alcune di queste, come Leonardo, sono partecipate dallo Stato per cui vale “il NEXUS, disciplinato dal governo”.

Facciamo un passo indietro, il NEXUS è una piattaforma del ministero degli esteri che ha lo scopo di sostenere le imprese italiane fuori dai confini nostrani.

Ma c’è una questione dirimente, secondo il protocollo NEXUS, per usufruire del sostegno della rete diplomatica le società interessate devono: “Adottare misure di protezione contro gli abusi dei diritti umani da parte delle imprese che sono di proprietà o controllate dallo Stato. Promuovere il rispetto dei diritti umani da parte di imprese con le quali concludono accordi commerciali”.

Siamo certi che il NEXUS e quindi il nostro governo non debba fare i conti con l’art. 11 che stabilisce a chiare note che l’Italia ripudia la guerra?

È un vincolo che il nostro paese, anche tramite sue partecipate, deve rispettare? Secondo il prof. Carducci “Le nostre imprese non possono chiamarsene fuori se non violando la Costituzione”. Violazione che riguarda anche l’art 41 che così recita: “L'iniziativa economica privata e' libera. Non puo' svolgersi in contrasto con l'utilita' sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

In altri termini la vendita di armi ad un paese che viola i diritti umani rischia di trasformarsi in un boomerang per il nostro paese.

Infatti, oltre a queste chiare violazioni dei principi costituzionali, anche il codice civile entra in ballo, l’art 1418 stabilisce che: “il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga diversamente”.

Ma la nostra legge fondamentale non dispone affatto diversamente, anzi, i privati quando stipulano contratti commerciali sono tenuti ai vincoli imposti dalla nostra costituzione e da tutte le norme imperative.

Allora? Se le cose stanno così Il buon Tajani cosa dice al riguardo?

I contratti di vendita di armi con le società israeliane sono nulli?

Sarebbe il caso di affrontare seriamente la questione altrimenti rischiamo di essere compartecipi al disastro umanitario in atto a Gaza e in tutti i territori occupati.”

* Componente del Comitato tecnico-Giuridico dell'Osservatorio

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