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05 agosto 2024
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Il peso della propaganda: il caso UNRWA
di Paolo Mossetti

A gennaio, il Wall Street Journal aveva pubblicato la famigerata inchiesta in cui si parlava di un 10% del personale dell'UNRWA che avrebbe avuto legami con gruppi militanti islamisti: uno scandalo fabbricato interamente su fonti israeliane, che è stato amplificato dal network pro-Netanyahu e persino da diverse firme di centrosinistra in Italia, contribuendo alla scelta occidentale di definanziare dell'agenzia Onu.

Mesi dopo, come ampiamente previsto, le accuse israeliane si sono rivelate fasulle e il WSJ si è rifiutato di ritrattare la storia, che è stata utilizzata per giustificare il bersagliamento e l'uccisione di centinaia di lavoratori delle Nazioni Unite e l'interruzione dell'ultima ancora di salvezza per il cibo e l'acqua pulita per i palestinesi a Gaza.

Diversi giornalisti avevano certificato il lavoro del WSJ come un chiara esempio di propaganda già all'epoca. Altre agenzie di stampa hanno indagato sul presunto dossier e non hanno trovato nulla a supporto delle affermazioni del WSJ. uno degli autori principali del pezzo era un ex membro dell'IDF che recentemente aveva lavorato nella difesa di Israele e aveva messo "mi piace" a tweet genocidi dal 7 ottobre.

Ora i finanziamenti all'UNRWA sono stati riattivati da quasi tutte le nazioni coinvolte in quest'opera propagandistica. Ma il danno resta.

Un episodio esemplare del funzionamento di un dispositivo mediatico e politico molto preciso.

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