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GB: giornali più coraggiosi di
Paolo Mossetti
Qualche mese fa è arrivata una timida richiesta di spiegazioni da parte di Elly Schlein: che succede al nostro export di armi verso Israele?
Fu accolta dal fuoco di sbarramento di 4-5 direttorissimi & editorialisti, tutti uguali, preoccupati di difendere lo status quo.
Oggi invece leggiamo che il governo britannico ha "congelato tutte le domande per nuove licenze di esportazione di armi" per la vendita a Israele in attesa di una inchiesta statale su una possibile complicità britannica nei crimini di guerra israeliani.
Troppo poco (ok le nuove licenze, ma quelle vecchie già in essere? Lo stesso trucchetto usato contro Schlein) e troppo tardi, certo. E nemmeno è detto che sarà un embargo l'esito della revisione.
Ma questo evento di fatto mette Israele allo stesso livello di Iran e Corea del Nord, nonostante sia l'alleato più vitale della Gran Bretagna in Medio Oriente, e in guerra con Hamas e Hezbollah.
È un qualcosa che allarga il campo del dicibile e della critica, impensabile con i Tory (o con un governo a guida tecnica in Italia).
Almeno in parte, tutto ciò è il frutto dell'opposizione incessante di milioni di cittadini britannici e di elettori laburisti all'export di armi verso un governo etnonazionalista che sta facendo del suo meglio per trascinare il mondo in nuove guerre.
E il frutto di quotidiani e direttorissimi un tantino più coraggiosi di quelli che hanno attaccato Schlein da noi.
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