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Criminalizzare chi si oppone al genocidio di
Alessandro Ferretti
Orde di benpensanti si sono scatenate contro il judoka algerino che ha dolorosamente rinunciato alle sue Olimpiadi pur di protestare contro l'inaccettabile ammissione degli atleti israeliani nel bel mezzo di un genocidio, con argomentazioni che vanno dal ridicolo all'assurdo.
Tale foga è spia del fatto che, in generale, i benpensanti si stanno spostando: non si accontentano più di ignorare i crimini israeliani, che continuano ad intensificarsi in qualità e quantità sfondando ogni giorno nuove frontiere dell'orrore (ieri addirittura c'è stata una sommossa per chiedere l'impunità per i torturatori di Sde Teiman) ma sempre più si attivano contro chi continua (e continuerà, fatevene una ragione) a denunciare tali orribili crimini.
Il motivo è presto detto: chi protesta li infastidisce perché ostacola il "ritorno alla normalità", a quel tempo in cui nessuno li metteva in difficoltà evidenziando la loro ipocrita ignavia di fronte a crimini atroci.
Loro sono perfettamente disposti a convivere con un genocidio, ma i maledetti protestatari non solo turbano la loro miserabile quotidianità ma mettono in grave difficoltà le loro false coscienze. Come ho scritto in un post precedente, le teorie complottiste che "giustificano" la strage infinita sono ormai moneta corrente tra questi poveri cretini, ma evidentemente non sono sufficienti.
Sempre più i benpensanti non desiderano altro che tornare ai bei tempi in cui nessuno li metteva a disagio (anche se ciò comporta che l'esercito israeliano abbia carta bianca per ultimare il genocidio) perché non riescono proprio a reggere psicologicamente la situazione.
Dato che sono dei codardi conformisti che non potranno mai trovare il coraggio per attivarsi contro il massacro, si attivano e sempre più si attiveranno contro chi lo contrasta, pur di preservare la loro malriposta autostima.
Questa evoluzione getta una nuova luce su ciò che Aaron Bushnell disse prima di immolarsi come estrema protesta contro la strage: il massacro permanente a Gaza "è ciò che la classe dirigente ha deciso sia normale."
Io credo che Aaron si diede fuoco perché aveva capito che questa nuova normalità voluta dalla classe dirigente sarebbe stata accettata in blocco da questo amorfo ceto di "rimbambiti di successo", gente priva di morale e di idee autonome per la quale la virtù suprema è il conformismo. Il suo gesto è stato un appello estremo a mobilitarsi contro la piena trasformazione della società occidentale in un'associazione a delinquere, dominata dal solo bieco interesse personale, inevitabilmente destinata a provocare guerre, devastazioni e sofferenze inenarrabili.
Facile prevedere il futuro: nel folle anelito verso la realizzazione della nuova normalità, sempre più i miserabili benpensanti vedranno chi evidenzia la loro ignavia (che ormai, dopo quadi dieci mesi, è diventata complicità di fatto) come il vero nemico da distruggere, senza esclusione di colpi.
Questo significa che la criminalizzazione diffusa di chi si oppone al genocidio non solo non si ridurrà, ma è purtroppo destinata ad intensificarsi sempre più.
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