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Detenuti senza capi d'accusa, torturati, stuprati e uccisi di
Rosa Rinaldi
Si fa fatica a leggere l'articolo de il Manifesto che parla del "campo della morte" di Sde Teiman.
Un buco nero dove finiscono migliaia di civili palestinesi accusati di niente (ripetiamolo: accusati di NIENTE) e che diventano il bersaglio dell'odio israeliano.
Immaginate di essere nelle mani di un torturatore per mesi e mesi, senza neanche una speranza di giustizia. Con i torturatori che tra loro non si chiamano per nome, per paura che possano essere citati davanti alla Corte penale e accusati di genocidio.
Immaginate di eserre picchiati, stuprati con bastoni, ricoperti di guano di piccione, costretti a stare per ore al sole o al freddo e a dormire in ginocchio. Torturati fino a morire.
E questo per non aver fatto niente.
Ma anche se foste i peggiori criminali del mondo, capirete bene che nessuno Stato - che vuole definirsi democratico - può permettere questo.
È invece Sde Teiman è un pozzo della morte, un luogo di orrore, di tortura di stupri, di amputazioni senza anestesie, di uomini che non sono più uomini.
Leggere l'articolo del Manifesto (che riprende un' inchiesta della rivista +972mag) è qualcosa che ti scuote terribilmente, e ancora più terribilmente ti scuotono le immagini degli israeliani che assaltano il campo di Sde Teiman... non per liberare i civili, ma per proteggere 10 balordi dell'IDF accusati di uno stupro di gruppo così pesante da aver rotto il retto di un pover'uomo.
E ti scuote terribilmente anche la constatazione che buona parte dell'opinione pubblica ancora oggi non sa cosa accade a Gaza.
E bolla tutto con:
"sono stati gli arabi a iniziare".
E la coscienza è a posto.
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