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Incursione a difesa della Abu Ghraib israeliana di
Paolo Mossetti
Serata del 29 luglio - Momenti di collasso istituzionale in Israele.
Per capire quello che sta succedendo, immaginate Abu Ghraib fosse stata difesa dal popolo di Trump sceso in piazza armato.
Un gruppo di soldati a volto coperto, accompagnati da politici di estrema destra stanno assaltando il carcere di Sde Teiman, dove le torture sono di casa.
Motivo? Difendere nove soldati israeliani trattenuti dalla procuratrice militare per violenza sessuale aggravata su un prigioniero palestinese.
Le indagini sulle terribili condizioni di Sde Teiman sono state avviate solo a causa delle pressioni internazionali. Gli attivisti e le voci dell'ONU come Francesca Albanese avevano raccolto una quantità di prove inconfutabili: amputazioni senza anestesia, botte, stupro.
Il ministro della Sicurezza Interna, Itamar Ben-Gvir, ha reso questa brutalità una parte fondamentale della sua politica, rivendicandola per mesi senza timori. Solo l'avvicinarsi delle indagini internazionali della Corte penale internazionale (ICC) e della Corte internazionale di giustizia (ICJ) che incombono sulla leadership israeliana si è spinta l'IDF di fare pulizia.
Queste istituzioni sono tuttora svilite su molti quotidiani italiani di centrosinistra da editorialisti molto influenti. Da noi domina la conservazione, ma è di oggi la notizia che Starmer bloccherà alcune vendite di armi a Israele.
I diplomatici britannici hanno detto che le inchieste su Sde Teiman sono una delle ragioni principali dietro il cambio di policy.
Si tratta di un vaso di Pandora. Ci sono centinaia di casi sospetti di abusi a Sde Teiman. Questo ultimo episodio è solo la punta dell'iceberg.
Esserci legati come Italia e come Europa a un alleato geopolitico in preda a una tale radicalizzazione è un errore che pagheranno le future generazioni.
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