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Gaza: licenza di uccidere, rivelano soldati israeliani congedati
di
Mauro W. Giannini
Sei soldati israeliani, parlando a +972 Magazine e Local Call dopo essere stati congedati dal servizio attivo a Gaza negli ultimi mesi, hanno riferito di casi di esecuzioni privi di una chiara "giustificazione di sicurezza".
Confermando ai giornalisti palestinesi e israeliani delle due testate indipendenti i resoconti di testimoni oculari e medici palestinesi durante il genocidio israeliano in corso, i soldati israeliani hanno descritto di essere stati autorizzati a sparare indiscriminatamente ai palestinesi.
Delle sei fonti intervistate da +972 Magazine e Local Call, tutte tranne una hanno parlato in modo anonimo. Hanno raccontato di come i soldati israeliani giustiziassero regolarmente i civili palestinesi che entravano in aree designate come “zone interdette” dai militari.
Le testimonianze descrivono corpi di civili sparsi nel paesaggio, spesso lasciati a marcire o divorati dagli animali.
Secondo quanto riferito, l'esercito rimuove questi corpi con un bulldozer solo prima dell'arrivo dei convogli di aiuti internazionali per evitare che si diffondano immagini di decomposizione avanzata.
Inoltre, due soldati hanno descritto una politica sistematica consistente nell’incendiare le case palestinesi prima di abbandonarle dopo l’occupazione.
Diverse fonti hanno riferito alle due testate come la capacità illimitata di sparare consentisse ai soldati di liberare la frustrazione repressa o alleviare la noia.
"La gente vuole impegnarsi pienamente nell'evento", ha ricordato un riservista che ha prestato servizio nel nord di Gaza. "Personalmente ho sparato alcuni proiettili senza meta, nel mare o sul marciapiede o in un edificio abbandonato. Lo classificano come 'fuoco di routine', che è il nome in codice per 'sono annoiato, quindi sparo.'"
Dagli anni ’80, l’esercito israeliano ha rifiutato di rivelare le sue regole di ingaggio per il fuoco aperto, nonostante numerose petizioni all’Alta Corte di Giustizia. Secondo il sociologo politico Yagil Levy, a partire dalla Seconda Intifada, "l'esercito non ha fornito ai soldati regole scritte di ingaggio", lasciando molto spazio all'interpretazione da parte dei soldati sul campo e dei loro comandanti.
Fonti hanno anche testimoniato che queste direttive vaghe hanno contribuito all’uccisione di oltre 38.000 palestinesi e di un numero significativo di soldati uccisi dal fuoco amico negli ultimi mesi.
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