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24 giugno 2024
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Terrorismo islamico alla riscossa?
di Gabriele Germani

Ieri ennesimo attentato dell'ISIS in Russia, questa volta in Daghestan, regione caucasica a maggioranza islamica e con alcune pulsioni separatiste. Tra i deceduti almeno 15 agenti della polizia e un sacerdote ortodosso, l'attacco sarebbe stato rivolto a due centri religiosi, uno greco-ortodosso e una sinagoga.

Così il terrorismo islamico torna a colpire per la seconda volta in Russia in pochi mesi, colpendo per strada e prendendo di mira aree comuni, di gente comuni e sentite nell'immaginario collettivo russo, perché? Be, questa è la strategia cardine del terrorismo, seminare il panico tra la popolazione civile, non far sentire nessuno al sicuro.

Fin qui nulla di strano. Vi sono però una serie di fili, che vanno tesi per cercare di capire alcuni fatti.

Alcune fonti russe dicono che si pensa che dietro l'attacco vi sia la mano ucraina e della NATO.

Ora sul punto dobbiamo ben intenderci. La Russia è paese multiculturale e multireligioso da sempre, proprio su questi cardini ha formato la sua identità storica; persino ai tempi dei bolscevichi vi fu una corrente bolscevico islamica (minoritaria e sconfitta, ma vi fu). L'Islam, tanto quanto i Mongoli o la religione ebraica, sono parti con sorti alterne della storia russa.

La Russia ha inoltre avuto ottimi rapporti con svariati Stati islamici nel corso degli anni (in passato l'Egitto di Nasser, in anni più recenti la Siria o l'Iran e il rinnovato interesse verso la Turchia).

Perché allora una furia così forte? Chi arma i vari gruppi religiosi islamici?

Per cominciare dobbiamo dire che sono per lo più gruppi sunniti, quindi afferenti a finanziamenti che spesso e volentieri partono dalle petromonarchie del Golfo, nostre alleate. Queste ciclicamente e con l'approvazione, talvolta la collaborazione USA, europea e israeliana armano gruppi armati islamici per combattere i propri nemici nel mondo arabo o semplicemente per dividerlo e fomentare conflitti.

Noto è il caso del Pakistan un'emanazione dell'Arabia Saudita fino a qualche anno fa e il cui esercito e servizi segreti erano a loro volta emanazioni della CIA e che per anni ha fomentato i Talebani in funzione anti-sovietica, salvo poi ritrovarsi AlQaida in casa e l'11 settembre. Stessa cosa, l'abbiamo vista accadere più o meno velatamente nel Corno d'Africa dove sono stati fomentati gruppi religiosi per colpire questo o quel rivale (in passato l'Etiopia, l'Eritrea e in alcuni periodi anche la Somalia), con l'esito noto; distruggere lo stato somalo e fomentare anche lì una sorta di feudalesimo religioso.

Di nuovo abbiamo visto l'ISIS (o affini) colpire in sequenza la Siria, l'Iran e ora la Russia, tutti rivali strategici degli USA in Medio Oriente.

Abbiamo visto come l'Occidente abbia favorito in qualche modo, l'ascesa di Hamas (se non altro aiutando le petromonarchie che finanziavano i Fratelli Musulmani, da cui questa nacque) a discapito dell'OLP socialista e laica.

Nella battaglia contro il socialismo, l'Occidente ha sempre mobilitato settori ultra-religiosi. Il paradosso è che l'unico Stato da noi indicato come ultra-religioso: l'Iran, sia in realtà altrettanto vittima di questo integralismo sunnita, per via della propria adesione allo sciismo.

Va quindi conclusa la riflessione con un punto di chiarezza: questo vuol dire che Hamas o Ansarallah siano emanazioni dell'imperialismo occidentale? No.

A mio avviso, la grande differenza tra Hamas e Ansarallah e ISIS e AlQaida è che le prime due sono forze di popolo, che amministrato dei territori con largo consenso di civili, i secondi hanno avuto sorti alterne in questo ambito e per lo più con governi fondati sul terrore.

Questo fa si, che oggi Hamas e Ansarallah siano espressioni di quel generale processo di decolonizzazione che al suo interno integra e fa proprie le istanze del mondo musulmano.

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