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05 giugno 2024
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Il monte del pianto
di Rinaldo Battaglia *

“Questo monte è stato battezzato a ragione dagli italiani 'Monte del Pianto'. Tanto sangue è già costato e tanto ne costerà ancora a noi e agli italiani che non so proprio se il suo possesso possa giustificare un così grande sacrificio per noi e per loro. Quanti morti sono qui sepolti! Quanti morti davanti alle trincee! Se questo sia necessario davvero non lo so; so soltanto che questo vogliono coloro che stanno nelle retrovie, con i loro ordini perentori. Del resto tutto ciò non mi riguarda: io devo soltanto obbedire”. (Ignoto Capitano austriaco - 1917)

Il Monte Piana o Monte Piano (per molti soldati, sia austriaci che italiani, battezzato nelle loro memorie non a caso come ‘Monte del Pianto’) risulta la cima nord-est delle Dolomiti. Grazie alla sua particolare conformazione ed alla sua posizione da sempre offre uno spettacolo unico con visuale a 360 gradi sulle più belle montagne di Auronzo di Cadore e di Cortina d'Ampezzo, le Tre Cime di Lavaredo, Paterno, Cadini di Misurina, Sorapiss, Cristallo, Croda Rossa, col Lago di Misurina ai loro piedi.

Il Monte Piana è stato però anche sede delle tragiche e cruciali vicende della Grande Guerra e teatro di uno dei più cruenti fronti di combattimento oltrechè cimitero infinito di croci. Qui persero la vita più di 14.000 soldati.

Dal lato austriaco, ancora prima della guerra, il loro colonnello Georg Bilgeri, peraltro già in precedenza celebre alpinista e pioniere dello sci alpino, oltreché ideatore anche di uno dei tipi di attacchi per sci in uso tra le truppe alpine di Francesco Giuseppe, aveva individuato e tracciato un particolare percorso. Era una stretta via ferrata che permetteva di raggiungere la sommità settentrionale del monte Piana, senza esporsi al tiro dei nemici ‘italiani’. Il completamento del sentiero ‘Bilgeri’, iniziato ancora nel 1916, avvenne tra luglio e agosto del 1917. Le truppe austriache avevano così un sistema viario che poi divenne la loro principale via d’accesso a quel settore di guerra. E verrà utilizzato contro gli italiani che si difenderanno alla morte. Ancora oggi si trovano i resti di gallerie e postazioni austriache facenti parte del fianco sinistro del settore “Ponte di Confine” con le varie zone denominate Piano I, II e III.

Lungo questo sentiero salirono gli austriaci per il loro primo vero attacco alle postazioni italiane del Pianoro sud - dopo la lunga preparazione del 5 giugno 1915 – già nella notte tra il giorno 6 e il 7, solo neanche due settimane dopo la nostra entrata in guerra, il 24 maggio. (...) Al primo attacco, seguirono altri attacchi degli austriaci sempre bene bloccati dai nostri soldati fino a fine ottobre 1917, quando dovettero abbandonare il monte che tanto sangue era costato, a causa dello sfondamento subito a Caporetto. E così sul monte Piana, oramai per i soldati di entrambi i fronti oramai conosciuto come Monte del Pianto, ritornarono - come del resto in tutto il fronte delle Dolomiti – almeno qui il silenzio e la pace. Dopo 14.000 vite buttate via, come immondizia, in nome della guerra.

Dopo la fine di quella tragedia, la memoria del monte Piana andò pian piano scomparendo, fino a che i ‘Dolomitenfreunde’, l’associazione fondata nel ’73 da Walter Schaumann, per ripristinare i manufatti di guerra in molti luoghi delle Dolomiti, non trovò nell’archivio militare di Vienna la relazione tecnica stilata dallo stesso Georg Bilgeri, che portò, nel 1980, alla completa ristrutturazione del sentiero, munendolo peraltro di adeguati sistemi di sicurezza. Il percorso partiva dal piccolo lago di Landro verso le postazioni in quota, fino a raggiungere il piccolo cimitero situato a 2024 e dove in quegli anni di guerra i soldati salivano con i loro carichi sulle spalle, passando accanto alle tombe dei compagni caduti.

Poco più su della croce in ferro che attualmente indica la posizione dove sorgeva quel piccolo cimitero, - come ben riporta il veneziano Daniele Girardini, grande studioso della Grande Guerra e delle nostre montagne - esistono ancora i resti della stazione intermedia della funivia e quelli degli ex rifugi militari per le truppe in transito, per i portatori, i macchinisti della funivia e gli addetti alla manutenzione del sentiero. Oltre il piccolo cimitero, salendo per una cinquantina di metri da anni è stata posta una doppia targa in italiano e tedesco, che indica l’inizio del Sentiero in memoria del Col. Georg Bilgeri e che conduce lungo uno stretto e verticale camino, all’ex comando di battaglione e da qui in cima al pianoro dove si trova la Croce di Dobbiaco.

E qui il panorama meraviglioso sulle più famose cime dolomitiche fa da un secolo forte contrasto con le sofferenze infinite create dalla guerra. Scendendo dalla dorsale del monte si arriva alla larga cengia dove una volta c’erano le baracche dell’accampamento. Qui si trova l’entrata della galleria dei ‘Kaiserjager’, con il portale in cemento, ricostruito nel 1978. All’interno della galleria trova posto ancora un vagone militare, ricostruito usando anche pezzi originali, che serviva per il trasporto del materiale e che corre lungo delle rotaie di una piccola linea a scartamento ridotto ricostruite anche queste studiando alcune foto d’epoca.

Ai nostri giorni il Monte Piana (o Monte del Pianto) rappresenta, coi suoi 2.305 metri, un'appassionante meta per tutti coloro che vogliono visitare un Museo storico all'aperto della 1^ Guerra Mondiale, e meglio conoscere una delle più importanti testimonianze delle battaglie combattute tra queste montagne, costituito da numerose trincee, gallerie, postazioni militari ed altri reperti storici riportati alla luce e risistemati grazie all'opera dei volontari Amici delle Dolomiti, dell' Associazione Amici del Monte Piana e della Fondazione Monte Piana.

Un modo fortemente istruttivo sul valore dell’eroismo dei soldati, indipendentemente da che parte fossero, e sull’immane, immane crimine della guerra. O - come semplicemente scrisse il 1 agosto 1917 nel suo appello alle ‘forze belligeranti’ il papa Benedetto XV – su quella ‘inutile strage’. Come tutte le guerre. Passate, presenti e purtroppo future.

Per tutti i ‘Monti del Pianto’ di questo mondo.

5 giugno 2024 – 109 anni dopo – Rinaldo Battaglia

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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