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31 maggio 2024
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Una volta era l'Iraq
di Rossella Ahmad

Tra il marzo ed il maggio del 2003, iniziò l'aggressione finale all'iraq da parte delle potenze occidentali con il decisivo supporto degli ascari mediorientali. Una devastazione inflitta senza motivo ad un paese sovrano, sulla base di falsità conclamate e pretesti opportunistici.

La famosa "guerra al terrorismo", ovvero la prima grande stretta dei governi mondiali a qualsiasi opposizione interna ed esterna. Le dittature che tutti conosciamo si fregarono le mani: bastava definire "terroristi" i loro oppositori interni e voilà, il gioco era fatto.

Il paese fu dilaniato, sventrato e suddiviso in tre "protettorati", tre fasce etniche ciascuna ruotante nell'orbita degli Stati Uniti. Anche e soprattutto quella curda, sì. Risulta essere in questo stato ancora oggi.

Detto per inciso: tutti i mercenari entrati nel paese come contractors al soldo degli occupanti non erano e non possono essere considerati né militari impegnati in un teatro di guerra né tantomeno eroi. Erano e sono personaggi di infimo valore morale, pagati per occupare un paese sovrano ed ucciderne gli innocenti abitanti. Sbaglia chi li commemora. Ed ogni tanto mi capita di vedere anche questo.

Nel mese di maggio di due anni fa, il principale artefice di quel crimine, in un famoso lapsus - e la psicoanalisi ci insegna che ogni lapsus, per quanto stupido, nasconde una verità profonda - si riferì all'Ucraina col nome del paese da lui devastato, segno evidente che, per quanto privo di coscienza, quell'ominicchio dovrà fare i conti con l'incubo iracheno fino all'ultimo giorno della sua sciagurata permanenza su questo pianeta.

Esattamente come avverrà a tutti gli infami che stanno appoggiando oggi il martirio dei palestinesi di Gaza e che, in qualunque contesto si trovino, vengono definiti per ciò che sono: piccoli criminali, al soldo del più lercio sistema di potere che il mondo abbia conosciuto.

"La guerra viene combattuta dalla classe dominante contro le classi subalterne e non ha per oggetto la vittoria su un presunto nemico, ma la conservazione dell'ordinamento sociale".

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