Destre che erano antisemite oggi supportano Israele
di Paolo Mossetti

Presto i sostenitori più incalliti di qualunque cosa faccia Israele, anche nel centro liberale, sosteranno che Orban, Trump e il leader di Vox sono gli unici leader «normali» sulla piazza.

Sembra questo lo scenario che si prospetta nel momento in cui il leader del partito spagnolo di estrema destra, Santiago Abascal, ha visitato Israele e ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu martedì, lo stesso giorno in cui Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto lo Stato palestinese e il mondo si è indignato per la mattanza di Rafah.

Abascal ha promesso di ritirare il riconoscimento da parte di Madrid di uno Stato palestinese una volta al governo, e ha ribadito il suo sostegno alla rappresaglia israeliana.

Abascal è uno degli alleati più fermamente pro-Netanyahu rimasti in Europa, insieme a Orban in Ungheria e a Zemmour in Francia.

Vox elogia la democrazia israeliana contro il fondamentalismo islamico, vede nella sovranità senza freni di Tel Aviv un baluardo contro il wokismo e la sinistra conciliante con la cultura islamica. Ha sempre ostacolato qualsiasi boicottaggio di Israele.

Eppure in passato il partito ha accusato il miliardario George Soros di appoggiare l’indipendentismo catalano, e nel marzo del 2019 il partito scelse tra i suoi candidati per il parlamento il giornalista Fernando Paz, che ha messo in dubbio il numero dei morti nella Shoah e definito il processo di Norimberga «una farsa».

L'antisemitismo della destra viene messo in secondo piano nel momento in cui c'è da difendere confini mentali e fisici dal declino che incombe sull'Europa.

Nel momento in cui questi sono gli unici alleati incalliti che restano a Netanyahu, il centro liberale dovrà fare una scelta: la proiezione della propria ideologia velleitaria su Israele vale l'alleanza con la destra radicale? O converrà riformare le proprie idee?

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