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Diritto o barbarie
di
avv. Fausto Gianelli
Dopo il mandato di arresto richiesto dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del premier e del ministro della difesa israeliani per i crimi di guerra e contro l'umanità commessi a Gaza dall'esercito israeliano (sterminio, uccisione deliberata di civili e uso della fame come metodo di guerra), l'altro supremo tribunale, la Corte Internazionale di Giustizia, ha ordinato a Israele di interrompere immediatamente le operazioni militari a Rafah, nella Striscia di Gaza, ultima città-rifugio per la popolazione palestinese.
La Corte ha rilevato come si sono create le condizioni per nuove misure di emergenza nel caso del genocidio israeliano, ordinando quindi a Israele di fermare qualsiasi operazione Rafah e di riaprire il valico per consentire il passaggio del cibo e l’uscita dei feriti. La sentenza rileva come gli attacchi israeliani hanno causato più di 35.000 morti tra cui 15.000 bambini e lo spostamento forzato di circa 1,9 milioni di palestinesi.
Di questi, 1,5 milioni si sono rifugiati a Rafah, in una situazione umanitaria, “disastrosa”.
Di fronte a questa sentenza il governo israeliano, attraverso il Ministro della sicurezza nazionale ha dichiarati che la risposta all’ordine del "tribunale antisemita" dell’Aia sarà la completa occupazione di Rafah e l’aumento della pressione militare, aggiungendo che "il futuro di Israele non dipende da ciò che i gentili (i non ebrei) diranno”.
Ogni giorno di più appare come le politiche genocide israeliane e il ritorno alla logica etnico-tribale che il governo di Tel Aviv conduce costituiscono un pericolo non solo per la Palestina ma per l'intero ordine del diritto internazionale.
Lo sterminio di un popolo e il disprezzo di ogni norma di diritto significano oggi la definitiva cancellazione di quel sistema che, dalla seconda guerra mondiale in poi, si è costruito come diritto internazionale. La conseguenza sarà il ritorno alla barbarie, ai genocidi e agli stermini su scala sempre più vasta, a un mondo in perenne guerra.
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