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Censure e bavagli: preoccupano i fatti di Roma
di
Rita Guma *
L'Osservatorio sulla legalità e sui diritti esprime preoccupazione per quanto avvenuto questa mattina a Roma, dove la videomaker collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Angela Nittoli, il fotografo del Corriere della Sera Massimo Barsoum e il videomaker freelance Roberto Di Matteo sono stati fermati dalla Digos mentre stavano andando a documentare un blitz di Ultima generazione.
I giornalisti, che erano accompagnati da due attivisti, sono stati fermati per strada e, secondo il loro racconto, gli è stato impedito di utilizzare il cellulare e in definitiva di compiere il loro lavoro. Sono stati quindi portati al commissariato di Castro Pretorio per essere perquisiti, nonostante avessero mostrato subito i loro tesserini e si fossero offerti di mostrare subito i contenuti di borse e zaini in cui era riposta l'attrezzatura.
In commissariato due di loro hanno addirittura subito una perquisizione personale. Tutti e tre sono stati lasciati ad aspettare il turno di identificazione in una cella di sicurezza con la porta aperta ma presidiata dalla polizia, anche se avevano chiesto di poter essere spostati in sala d'attesa, e la giornalista, volendo andare in bagno, è stata costretta a lasciare la porta aperta.
Già in precedenza Fnsi e Ordine dei giornalisti avevano chiesto un incontro con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi per fatti analoghi accaduti a Messina e Padova. «Durante quell'incontro – rileva il sindacato dei giornalisti - il ministro aveva escluso che ci fosse un modus operandi della polizia per quanto riguarda verifiche e controlli sui giornalisti che seguano gli atti di protesta di Ultima generazione.».
Ricordiamo il diritto-dovere di informare dei giornalisti, protetti nell'espletamento del loro lavoro non solo dall'Art 21 della Costituzione, ma anche da tutte le carte dei diritti internazionali. E' grave che degli operatori dell'informazione siano sottoposti all'attenzione della polizia durante l'attuazione del dovere di cronaca e sostanzialmente intimiditi.
Oltre a questo, non bastando che il primo ministro Meloni rifugga le domande dei giornalisti e che vi sia in Rai un pensiero unico, non bastando che gli attivisti di ultima generazione vengano presi di mira da giudizi tranchant di politici e pesanti norme apposite spacciate per antivandalismo, si vuole ora impedire ai cittadini di sapere cosa fa e vuole il movimento mettendo il bavaglio ai giornalisti che lo vogliono documentare e riportare.
L'Osservatorio si schiera come sempre dalla parte della libertà di stampa e del diritto all'informazione.
* Presidente Osservatorio
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