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Basta un riconoscimento?
di
Gabriele Germani
Dal 28 di questo mese, Norvegia - Spagna e Irlanda riconosceranno la Palestina come Stato.
Alcuni di questi casi si inseriscono in percorsi storici di lunga data. In Nord Europa, ad esempio, vi è una lunghissima tradizione di supporto alla causa palestinese; così come in Irlanda, dove l'occupazione israeliana viene associata all'occupazione dell'Ulster da parte del Regno Unito.
In parte più stupefacente la scelta spagnola, per certo legata anche a una tenuta maggiore dei movimenti sociali e quindi a un costante baratto interno all'interno della pur variegata coalizione di governo.
Per intenderci, il PNV (Partito Nazionalista Basco), il membro forse più moderato del governo in carica, è però un partito nazionalista e autonomista, di certo non ostile alla causa dell'autodeterminazione dei popoli. Sanchez con un colpo solo, fa contenti gli alleati più radicali e quelli più moderati.
Il movimento per la Palestina non si ferma però.
Qui non si tratta di dare una facciata presentabile ai governi imperialisti e capitalisti dell'Europa occidentale o di "wokizzare" un movimento di protesta anti-imperialista in Occidente, permettendo a questo o quel governo di metterci il cappello.
In Spagna, al netto del passo coraggioso fatto dal governo, gli studenti hanno comunque occupato le università, spingendole a rompere i rapporti con le omologhe israeliane. La richiesta però ora è rivolta ai partiti autonomistici, ad esempio, alle passate elezioni in Catalogna la piattaforma degli studenti #ProPal si lamentava che gran parte dello spettro politico autonomista fosse occupato da gruppi sionisti.
La palla viene ripresa oggi a Ione Belarra, segretaria di Podemos, che chiede conto al governo in cosa si convertirà concretamente questo riconoscimento. La politica si chiede quali territori saranno riconosciuti come Palestina visto che buona parte di questi sono occupati abusivamente da coloni illegali, se e quali strumenti economici saranno messi in atto dalla Spagna per permettere il rispetto di quei territori palestinesi. Il riconoscimento simbolico (importantissimo) non è però poi utile al passo principale: "fermare il genocidio".
Nel discorso rincara, quello che bisogna fare era rompere le relazioni diplomatiche con Israele, Stato che la Spagna considera ancora come "amico" e smettere di commerciare armi con Israele.
Tutto questo per dire che non ci basta nulla?
In parte, l'idea che mi sono fatto della politica per e verso il socialismo è che dobbiamo instaurare una sorta di democrazia progressiva fondata sul conflitto (dialettico si intende) e questo implica continuare a spostare sempre più avanti la linea di scontro.
La scelta storica e coraggiosa fatta da alcuni Stati europei non basta, non ci serve un contentino su carta, ci serve la fine del genocidio a #Gaza e ci serve collegare le lotte sociali interne con quelle esterne (anti-imperialiste) e infine giungere a creare un grande fronte globale di scontro che progressivamente radicalizzi lo scontro politico spostandolo su posizioni sempre più avanzate.
Bravo Sanchez, ma un governo di centrosinistra non basta, in qualche modo e magari con una strada più lunga: VogliamoANCORATutto.
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