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Giustizia e antisemitismo
di
Antonio Greco
“Aver causato uno sterminio, l'uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre”.
Sono, in sintesi, i motivi che hanno spinto la Corte penale internazionale (Cpi) di chiedere mandati di arresto internazionali nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei altri suoi ministri.
Da un punto strettamente giuridico, tralasciando estemporanei commenti politici, mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in questo giudizio.
Ma non solo.
Cosa c’entra l’accusa di “fomentare l’antisemitismo” difronte a comportamenti che tutto il mondo sta osservando?
Perché il nostro governo dice di non essere d’accordo con il procuratore dell’Aja?
Il diritto internazionale umanitario e il diritto penale internazionale possono ignorare quello che sta avvenendo a Gaza?
I diritti dei Palestinesi, vittime innocenti di questo sterminio, non meritano di essere tutelati da un organismo giuridico “super partes”?
O forse, come più di “qualcuno” sostiene, un “governo democraticamente eletto” è immune da ogni responsabilità?
Perché se così fosse un qualsiasi paese “democratico” avrebbe il potere di massacrare un popolo inerme e per quest’ultimo non esisterebbero quei diritti fondamentali, come il diritto alla vita, che tutti i paesi democratici riconoscono.
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