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21 maggio 2024
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20 maggio: giornata particolare fra Iran, Israele e Ucraina
di Francesco Dall'Aglio

1) L'esultanza per la morte di Raisi si è molto presto tramutata in costernazione quando ci si è resi conto che il vicepresidente, Mohammad Mokhber (anche qui, che smazzate su Wikipedia che si sono fatti, poveracci, non bastava Belousov...) non è affatto un progressista ma, incredibilmente, uno dei fedelissimi di Khamenei (ma poi, davvero: ma quanto si deve essere sciocchi e ignoranti di storia e politica per credere che basti la morte dell'uomo "cattivo" perché tutto diventi bello e giusto, come se davvero il sistema politico di un paese dipendesse dalla malvagità di un singolo e non dal fatto che il singolo in questione conviene a più gente, o almeno a gente più potente, di quanta lo disprezzi? È una visione della storia e dei processi politici imbarazzante).

2) Il mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale per Netanyahu ha scatenato un'ondata di reazioni a dir poco spropositate (e preoccupanti, sotto certi aspetti). Le reazioni israeliane sono ovviamente comprensibili, pur nella loro esagerazione: corte antisemita, corte nazista, fallimento morale, equiparazione offensiva eccetera eccetera. Le reazioni statunitensi invece, e parlo di quelle ufficiali, non quelle degli scemi di Twitter, sono preoccupanti, con destra, "centro" e "sinistra" USA per una volta unite non tanto a condannare, quanto a minacciare - dalle sanzioni ai membri della corte ad azioni violente contro la corte stessa, la stessa corte che, ricordiamo, era stata unanimemente acclamata come un faro di civiltà quando aveva spiccato un mandato d'arresto per Putin.

Il tweet di John Bolton, che pare scritto da Tony Soprano, in sintesi dice che se l'ICC va contro gli USA o i loro alleati subirà delle conseguenze. Queste persone non si rendono purtroppo conto che questo tipo di comportamenti non delegittima la Corte o le sue decisioni, ma la propria pretesa di occupare una posizione morale più alta e di poter dettare le regole del discorso. Oppure se ne rendono conto ma non gli importa niente, che forse è la cosa più probabile.

3) In tutto questo, ovviamente, dell'Ucraina non importa più niente a nessuno. Eppure ieri era una data complessa, perché a mezzanotte (ovvero tra 19 minuti, mentre scrivo) scade il mandato di Zelensky. Ora, dal punto di vista costituzionale non si capisce bene cosa debba succedere: da un lato il Presidente non può restare in carica oltre la scadenza del suo mandato e dovrebbe essere sostituito dal Presidente del Parlamento, che è Ruslan Stefančuk; dall'altro però le elezioni sono state rimandate a data da destinarsi col consenso del Parlamento, quindi si può davvero considerare scaduto il mandato di Zelensky? Secondo la Russia, ovviamente, sì, e le sue autorità lo dicono da settimane.

Il problema di Zelensky, però, non è la Russia (che potrebbe fare, infatti? L'idea che possa intervenire "per salvare i fratelli ucraini dal tiranno", che pure ho sentito dire da qualcuno, è sciocca quasi quanto quella che la morte di Raisi avrebbe portato il liberismo a Teheran): il problema di Zelensky è che la sua posizione, al di là di quello che potrebbe pensare la Corte Costituzionale del suo caso (Corte Costituzionale con la quale è in pessimi rapporti dal 2020, ossia dai tempi dello scontro riguardo l'Ufficio Nazionale Anti-Corruzione, fortemente voluto dagli USA e le cui prerogative andavano a sovrapporsi con quelle di varie altre agenzie ucraine, cosa che la Corte trovava anticostituzionale), ora è giocoforza più debole, in un momento in cui l'Ucraina in generale è più debole e le voci critiche - sulla nuova legge sulla mobilitazione entrata in vigore ieri, sulla condotta della guerra, sulla figura stessa di Zelensky ormai precipitato nei sondaggi - diventano sempre di più, tanto che lo deve ammettere anche l'Economist, Arestovyč, che ieri in diretta ha detto che la "seconda repubblica ucraina" è fallita, Klyčko che è ai ferri corti con Zelensky da ben prima che la guerra scoppiasse, i "fedelissimi" (Jermak, Budanov) che, come la storia insegna, quando le cose minacciano di finir male sono i primi da cui guardarsi, eccetera.

No, questo non vuol dire che stanotte Zelensky sarà fatto fuori, ovviamente. Ma, appunto, la sua posizione è sempre più debole e il nemico comincia ad averlo anche in casa, non solo alle porte.

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