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Il metodo Israele
di
Gabriele Germani
Abbiamo già parlato di Israele come paradigma del nuovo Occidente, quello del tramonto post-coloniale.
La stretta repressiva continua e si scatena anche dove meno ce la saremmo attesa.
Così collego due video: nel primo la polizia israeliana in borghese porta via un manifestante ebreo ultraortodosso e anti-sionista. I poliziotti vestiti da ebrei ultraortodossi trascinano di peso l'uomo, in mezzo agli altri manifestanti.
Nella seconda parte, si vede la brutale repressione della polizia dei Paesi Bassi contro la acampada universitaria e gli studenti ProPal.
Queste non sono coincidenze e non sono fattori secondari.
La società vive di dinamiche, per certo avere accesso alle immagini di un genocidio in diretta sul proprio smartphone sta aiutando la causa ProPal. Oggi basta fare un giro su TikTok o Instagram per vedere il fondo della natura umana.
Vasti movimenti di contestazione entrano in scena quando la classe dirigente perde credibilità e questo in Occidente è ormai vero almeno dalla crisi economica del 2007.
A seguito di quella crisi si innescò un meccanismo di crisi economica che si propagò in alcuni Stati per anni, causando crisi locali con potenziali sistemici (vedi ad esempio la crisi del debito sovrano nei paesi mediterranei e in Irlanda).
Al contempo, sorsero forti partiti di contestazione di estrema destra, sinistra o di orientamento trasversale che contestavano duramente il vecchio paradigma economico-sociale.
I ventenni di oggi hanno vissuto la loro prima infanzia in quel brodo culturale e hanno vissuto la loro adolescenza con la chiara consapevolezza che il futuro è la Cina e i BRICS.
Penso che tutti noi over35, facciamo un po' fatica a capire REALMENTE il cambiamento antropologico in atto. Molto probabilmente le nuove generazioni hanno molto più fresca in testa l'immagine del governo degli USA che mente all'ONU sulle armi di distruzione di massa che la liberazione dal nazifascismo in Europa (che comunque gli USA fecero col decisivo aiuto dei sovietici).
La Palestina è il punto di rottura e riesce in qualcosa in cui nemmeno l'Ucraina è riuscita, perché?
Perché sulla Palestina subentrano fattori decisivi, non è una guerra intra-europea, in cui può sussistere un dubbio morale (non entro nel merito, oggi), ma è una guerra coloniale, condotta da coloni europei o di origine europea, contro una popolazione nativa che vogliono portare al genocidio o all'emigrazione forzata (come accaduto in Australia, Canada, Stati Uniti, ecc).
Così scatta la scure repressiva, la classe dirigente occidentale non vuole perdere "egemonia" e oltre alla sfida esterna (portata dalla Cina) si trova a dover tagliare quegli spazi di libertà interni contro i contestatori.
Il problema reale è che la società umana è fatta di dinamiche e che il primo elemento si collega al secondo: le contestazioni aumentano, perché (consciamente o non) i nostri governi hanno un rivale che li discredita, li indebolisce e così la contestazione interna si salda alla lotta anti-imperialista.
Il percorso è ancora lungo, ha mille insidie e potrebbe evolvere in mille modi diversi, ma è in queste fasi storiche che va costruita un'alternativa di sistema: studiare, fare rete, protestare.
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