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The teacher. Dovete vedere questo film
di
Rossella Ahmad
Per ora è visibile solo in Giordania e Libano, ma si spera che possa presto arrivare anche qui da noi, in un occidente in cui i valori democratici vengono erosi con una rapidità sorprendente. Chi lo ha già visto, in anteprima allo Human Rights Festival, parla di una gemma imperdibile.
Realizzato dalla regista Farah Nabulsi e girato in Cisgiordania nonostante le incredibili difficoltà del doversi confrontare quotidianamente con la brutale realtà dell'occupazione, è ispirato agli eventi ed alle storie di ordinaria violenza e sopraffazione che accadono nella West Bank dal 1967, e dà uno spaccato drammatico di cosa sia in realtà vivere sotto occupazione.
Sotto un'occupazione spietata, tra l'altro, che mira all'annientamento fisico e psicologico dei nativi ed alla loro sostituzione etnica.
Narrato con grazia e poesia nonostante l'ambientazione disperante, è recitato da un cast interamente palestinese.
Mi viene in mente il film Jenin Jenin, girato da Mohammed Bakri a ridosso del grande massacro avvenuto nel campo profughi palestinese nel 2002.
Una battaglia epica, per i palestinesi, che verrà studiata nei futuri libri di storia assieme alle gesta eroiche di cui questo popolo è stato suo malgrado protagonista: un pugno di combattenti, armati solo di fucili semiautomatici, difese il campo dall' invasione israeliana fino all'estremo sacrificio. Chi ricorda ciò che avvenne, ha ancora le loro voci negli orecchi e sente i brividi sulla pelle ancora oggi.
Mi viene in mente quel film perché la sua visione e la sua distribuzione non ebbero poi vita facile, anzi furono in seguito bloccate; un tribunale israeliano deliberò che tutte le copie fossero distrutte nel paese e che Mohammed Bakri fosse condannato al risarcimento dei militari israeliani responsabili dell'eccidio di Jenin, il volto di uno dei quali veniva mostrato nel film.
Un accanimento che suscitò una discreta compagna di solidarietà in occidente verso il regista palestinese, con diversi nomi noti che si esposero e presero posizione contro questa palese violazione della libertà artistica e di informazione, e contro la persecuzione politica di Mohammed Bakri.
Mi auguro non accada la stessa cosa con il film di Farah Nabulsi. E che possano vederlo tutti, a ridosso del martirio di Gaza ma anche nel momento in cui il nome della Palestina risuona ovunque nel mondo. Festoso nonostante la tragedia, come sempre accade nella storia di questo popolo straordinario.
E non potrebbe esserci momento migliore.
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