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Torino: Salone del libro dimentica la realtà della Palestina
di
Paolo Mossetti
Lo scrittore e filosofo Raffaele Alberto Ventura: «Il Salone del Libro propone quasi 2.000 eventi ed altri 650 diffusi sul territorio", secondo gli organizzatori. Allora ho cercato sul sito ufficiale quanti fossero gli eventi che riguardano Israele e Palestina, e ho trovato solo due presentazioni: una di Marco Travaglio e una di Alessandro Orsini, per par condicio.
Insomma il primo evento culturale italiano ha deciso di ignorare il profluvio di pubblicazioni sull'argomento, dalle più militanti alle più accademiche, per affidarsi alle chiacchiere di due imbonitori precettati dalla televisione. Soprattutto, come ha detto Zerocalcare in mezzo ai manifestanti pro-Pal accorsi ai cancelli del Lingotto, il Salone ha scelto di ignorare la Storia.
Possiamo capire le ragioni degli organizzatori. Perché guastare una così bella festa esponendosi al rischio di polemiche e contestazioni?... In nome della massima precauzione, si è quindi voluto depoliticizzare il Lingotto, neutralizzando ogni potenziale esplosivo. Sembrava il modo migliore di evitare casini. Previsione ingenua.
Che il festival di Sanremo, o l'Eurovision, scelgano di evitare in ogni modo la politica, è una cosa che capisco. Lo stesso vale all'interno delle organizzazioni e in certi canali comunicativi a banda molto larga, forse anche su Facebook. Abbiamo bisogno di spazi e tempi nei quali il conflitto sia sospeso. Vale a dire che, in certi contesti, accettiamo che i rapporti di potere - che pure continuano a esistere - vengano cristallizzati e ogni negoziazione rimandata. Rimandata entro spazi e tempi più adeguati: chessò, gli eventi culturali.
Ma cosa resta di un evento culturale se gli si toglie la politica? Se è vero che l'ecologia senza politica è solo giardinaggio, si può forse dire che la cultura senza politica è uno spettacolo di arte varia: ovvero comiche, balletti, acrobazie e illusionismo. In pratica l'Eurovision.
Ad alcuni, chiudere gli occhi sulla tragedia umanitaria in Palestina può sembrare la soluzione più facile. D'altronde la situazione appare come un rompicapo insolubile per chi riconosce, dietro al massacro di Gaza, la tragedia degli ebrei cacciati da Russia, Europa e mondo arabo. Quel che è sicuro è che la realtà non scomparirà solo perché non l'abbiamo messa nel programma del Salone.
Ogni tentativo di depoliticizzazione totale - programma totalitario quasi per definizione - non può che risolversi in un fallimento. Perché le domande politiche, non trovando alcun canale di espressione, andranno a sfogarsi in modo più assertivo. Com'è successo ieri a Torino, lungo le mura di una cittadella fortificata attorno al vuoto».
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