Colombiano Petro chiede mandato arresto internazionale per Netanyahu
di Armando Lo Giudice

Il presidente della Colombia Gustavo Petro ha esortato la Corte penale internazionale a emettere un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla luce del genocidio della Striscia di Gaza.

In un post su X, Petro ha sottolineato venerdì che le atrocità di Benjamin Netanyahu necessitano di un'azione legale, sostenendo l'istituzione di una forza di mantenimento della pace a Gaza da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Petro aveva annunciato pochi giorni fa che la Colombia avrebbe interrotto le relazioni diplomatiche con Israele per le sue azioni genocide a Gaza.

Il presidente colombiano aveva anche già attaccato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e chiesto alla Corte internazionale di giustizia di esaminare la causa del Sudafrica contro Israele.

Durante le celebrazioni per la Giornata internazionale dei lavoratori, Petro ha dichiarato alla folla che "qui davanti a voi, il governo del cambiamento, il presidente della repubblica annuncia che domani romperemo le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele... per avere un governo, per avere un presidente genocida."

Intanto ieri il Ministro degli Esteri della Bolivia, Celinda Sosa Lunda, ha condannato fermamente il blocco israeliano della Striscia di Gaza, esprimendo sgomento per il fatto che la spedizione di 90 tonnellate di aiuti umanitari dalla Bolivia rimane bloccata al confine di Rafah.

Il governo boliviano ha esortato le autorità israeliane a consentire il passaggio degli aiuti, sottolineando la necessità fondamentale della loro consegna.

“Non posso che condannare il blocco sistematico che Israele sta attuando per impedire le operazioni umanitarie a Gaza… Ostacolare la consegna degli aiuti umanitari al popolo palestinese è una violazione molto grave dei diritti umani e peggiorerà la situazione della popolazione nel conflitto zona”, ha detto il ministro ai giornalisti a La Paz.

Ciò avviene in un momento in cui il flusso di aiuti verso la Striscia di Gaza è stato completamente ostacolato dopo che le Foi hanno occupato il valico di frontiera di Rafah martedì scorso.

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