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Come ad Abu Ghraib
di
Alessandro Ferretti
Avete mai provato a tenere le mani in alto per un'ora?
Dopo decine e decine di testimonianze di palestinesi, adesso pure la CNN conferma che oltre a perpetrare ogni tipo di crimine di guerra e contro l’umanità, il governo e l’esercito israeliano sono dediti alla tortura.
Non si parla di una tortura episodica, ma un processo sistematico di violenze agghiaccianti per le quali non esiste alcun termine di paragone negli stati occidentali: solo le famigerate torture di Guantanamo e di Abu-Ghraib si avvicinano all’orrore organizzato e inferto a persone totalmente inermi e completamente nelle mani dei loro aguzzini.
Alcuni whistleblower israeliani, totalmente orripilati dalle azioni dei loro compatrioti, hanno infine confermato alla CNN i numerosi racconti degli ex-detenuti palestinesi di questi autentici campi di tortura, tra i quali il famigerato campo di Sde Teiman.
Le migliaia e migliaia di persone rapite a casaccio dall’esercito di occupazione durante questi mesi di stragi vengono portate in questi lager nei quali non hanno NESSUN diritto ad assistenza legale, umanitaria o medica che sia, e i loro rapitori israeliani infliggono loro sistematicamente pratiche giustificabili solo con il desiderio di infliggere dolore e sofferenze gratuite e vendicative.
Nei campi si sta sempre bendati e sempre ammanettati, molto spesso nudi ed esposti a temperature soffocanti di giorno e gelide di notte.
Vige il divieto assoluto di parlare e di fare qualsivoglia movimento per giorni, settimane, mesi. Chi lo viola anche minimamente viene inizialmente punito con torture “di base”, come ad esempio l’obbligo di tenere le mani in alto per un’ora, ma se succede che lo violi di nuovo partono violentissimi pestaggi di gruppo che arrivano tranquillamente a rompere tutti i denti e parecchie ossa.
Una delle pratiche adottate routinariamente è quella di andare di notte nelle baracche dei prigionieri e lanciarvi dentro una granata esplosiva che provoca un rumore al di sopra della soglia di dolore, per poi scatenare sui prigionieri ammanettati ventre a terra branchi di grossi cani. Decine di amputazioni di mani e piedi vengono regolarmente effettuate, perché il continuo uso delle manette blocca la circolazione sanguigna mandando in cancrena gli arti.
Se per caso i prigionieri hanno bisogno di cure mediche, esiste per loro l’ospedale degli orrori: i “pazienti” sono perennemente immobilizzati, ammanettati mani e piedi ai loro letti, nutriti con cannucce e costretti a fare i loro bisogni corporali dentro a dei pannolini. Ai medici viene imposto di non tenere alcuna documentazione delle “cure” che praticano e viene loro chiesto di operare anche in assenza delle competenze necessarie, al punto che un medico ha definito l'”ospedale” un “paradiso per novizi, perchè puoi fare ai pazienti quello che vuoi”.
Dentro questo campo di tortura è stato detenuto per 44 giorni anche il dottor Mohammed al-Ran, primario di chirurgia all’Indonesian Hospital di Gaza e rapito dall’esercito israeliano il 18 dicembre. Il suo racconto descrive un orrore e una disperazione senza confini: ““Abbiamo pianto, pianto e pianto. Abbiamo pianto per noi stessi, abbiamo pianto per la nostra nazione, abbiamo pianto per la nostra comunità, abbiamo pianto per i nostri cari. Abbiamo pianto per tutto ciò che ci passava per la mente”.
Ha raccontato che poco prima del suo rilascio un compagno di prigionia lo ha chiamato. La sua voce era a malapena un sussurro, ha detto al-Ran. Ha chiesto al medico di trovare sua moglie e i suoi figli a Gaza. “Mi ha chiesto di dire loro che è meglio per loro essere martiri”, ha detto al-Ran. “È meglio per loro morire piuttosto che essere catturati e trattenuti qui.”
A questo punto faccio una domanda ai miei colleghi dell’Università degli Studi di Torino e di altri atenei, in particolare a coloro che hanno firmato lettere per *opporsi* alle proteste contro le collaborazioni con le università israeliane, ma anche alla legione dei silenti.
Fino a ieri potevate, anche se in evidente malafede, accampare la scusa che le torture erano riferite solo da palestinesi o da media non occidentali. Ma adesso che pure un media chiaramente e storicamente schierato su posizioni filo-israeliane conferma che Israele infligge torture sistematiche a migliaia di persone inermi (sono 9.000 i detenuti in questi campi dell’orrore) come fate a rimanere ancora zitti, o addirittura essere apologetici nei confronti di uno Stato che perpetra questi crimini atroci? Davvero, come fate? Ce l’avete ancora, una coscienza, o l’avete torturata e ammazzata in nome della carriera, degli interessi o della banalità malvagia del vostro quieto vivere?
Chi da sette mesi non dice nulla di nulla di fronte a questi orrori, come se nulla stesse accadendo, forse lo fa nell'illusione di non essere visto, di non essere notato… ma nella realtà del mondo attuale della comunicazione globale, il silenzio è anch’esso un messaggio pubblico e scritto nella pietra che rimarrà impresso in tutti quelli che hanno nel cuore anche solo un briciolo di empatia per le sofferenze altrui.
Tacendo, vi siete messi al di fuori della comunità delle persone degne di rispetto. Per la vostra ignavia e la vostra codardia non può esserci perdono: il vostro silenzio davanti a sistematiche e indicibili torture su persone inermi rimarrà per sempre a macchiare qualsiasi cosa di buono abbiate fatto nella vostra vita.
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Dossier Guantanamo e Abu Ghraib
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