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"Laboratorio Palestina": libro consigliato
di
Gabriele Germani
"Laboratorio Palestina" di Antony Loewestein, edito da Fazi Editore. Un libro su cui ho riflettuto molto prima di scrivere qualcosa, che ricalca (e rafforza) una mia personale convinzione.
Israele non è solo una Stato occupante, che porta avanti politiche etno-nazionaliste o che persegue una barbara violenza oltre i limiti del diritto internazionale; Israele è uno spaccato di dove sta andando l'Occidente collettivo.
Un territorio fatto di muri, con cittadini di serie A e serie B, con gente disposta a giocare al tiro a segno con i bambini che scappano. Uno Stato che normalizza la guerra e l'occupazione, smette di averne paura e anzi la trasforma in dipendenza, adrenalina.
Non è questo o quel governo il problema, come fa notare l'autore (ebreo e di famiglia sionista), i governo socialisti del dopoguerra hanno portato avanti una apartheid meno visibile, ma pur sempre violenza e razzismo erano.
Sappiamo ormai di soldati israeliani che entravano nelle case dei palestinesi e si accanivano nel distruggere i giochi e i vestiti dei bambini o di persone che decisero di non prendere le case assegnate (i testimoni dicono che entravano e trovavano ancora i piatti sulla tavola, le famiglie palestinesi erano state cacciate, più probabilmente uccise, per fare spazio).
Israele però è modello anche di un funzionamento più grande, quello del mercato. L'Occidente saturo nella sua fase tardo-imperiale deve trovare qualcosa di nuovo su cui investire, su cui "sfogare" e Israele con il mito dell'alta tecnologia e i reel di Instagram da paese mediterraneo è questo futuro.
Vendiamo spiagge pulite, calde, con libertà sessuale, musica rap e il gelato che adori accanto al genocidio, neanche te ne renderai conto; condanneremo, come terrorismo, qualsiasi tentativo di reazione da parte delle vittime e manipoleremo la cosa oltre ogni limite; come i nazisti uccideremo in termini di scala.
Tutto questo mentre vendiamo armi, modelli di schedatura, sorveglianza, controllo e manipolazione.
Il libro è impietoso, ho sottolineato decine di parti che mi piacerebbe riportarvi. Israele ha venduto armi al Sudafrica dell'apartheid, al Cile di Pinochet agli hutu che uccidevano i tutsi in Ruanda: ovunque ci fosse massacro, gli agenti di Tel Aviv arrivavano.
Lo abbiamo visto anche in Colombia, per anni uno dei paesi al mondo col più alto tasso di militari israeliani e statunitensi sul proprio territorio e per anni in mano agli squadroni della morte.
Israele sottopone TUTTI gli articoli a revisione prima che diventino pubblici; il censore può decidere di bloccare parte o del tutto un articolo per motivi di sicurezza nazionale.
Proprio contro questo clima di censura e oppressione, vi consiglio questo bel libro, forse uno dei migliori che abbia letto ultimamente sul tema.
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