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20 aprile 2024
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Le navi della libertà
di Rossella Ahmad

Quella notte era buia e senza stelle. Il Mediterraneo orientale tra Turchia e Gaza stava per essere scosso da un terribile crimine, impunito come tanti altri.

La Mavi Marmara, facente parte della Freedom Flottilla che provava a rompere il blocco di Gaza per garantire l'arrivo di rifornimenti e di cibo per gli assediati dell'enclave palestinese - quanti corsi e ricorsi, quanti eterni ritorni - fu attaccata all'improvviso, col favore delle tenebre.

Nove attivisti internazionali furono uccisi: le autopsie eseguite in Turchia dimostrarono che otto di essi morirono a seguito delle ferite di proiettili 9 mm, sparati da distanza ravvicinata. Cinque colpiti alla testa. Sei furono vittime di esecuzioni sommarie dopo essere stati feriti, secondo la relazione del consiglio per i Diritti umani delle nazioni unite. Era la fine di maggio del 2010, e la missione umanitaria terminò nel sangue.

Il resto delle navi fu scortato in acque internazionali e costretto ad un mesto ritorno a casa, col suo carico di viveri che avrebbero dovuto alleggerire l'assedio dei campi palestinesi ridotti alla fame.

Sei anni dopo, la barca Zaytuna Oliva, con un equipaggio di attiviste donne - tra di esse un Premio Nobel per la pace - tentò di rompere un nuovo blocco imposto alla striscia di Gaza ma fu intercettata e abbordata dalla marina militare israeliana mentre era in acque internazionali e costretta a riparare nel porto di Ashdod.

In tale occasione, il metereologo Paolo Sottocorona, a cui gli attivisti si erano rivolti per previsioni meteo durante le fasi della navigazione in un bellissimo scambio di messaggi social, narrò le vicende della Nave delle Donne in ben due aggiornamenti meteo sulle reti nazionali, rompendo la coltre di silenzio calata sulla missione.

Ed è notizia di oggi che una nuova missione della Freedom Flottilla, denominata Rompere il Blocco, partirà prossimamente da Istanbul con un carico di 5.500 tonnellate di viveri per la popolazione di Gaza. Lo ha annunciato l'attivista ed ex-colonnello dell'esercito USA Anne Wright, una delle partecipanti, tra l'altro, alla missione di sole donne del 2016.

Il progetto delle Navi della libertà è opera dell'avvocatessa ed attivista palestinese/ americana Huwaida Arraf, co-fondatrice, tra l'altro, dell'International Solidarity Movement, un'organizzazione di protesta non violenta e di sostegno al popolo palestinese nata a ridosso della Seconda Intifada.

Il progetto Free Gaza Movement, presieduto da Huwaida, sfociò naturalmente nella costituzione della Gaza Freedom Flottilla, la piccola flotta di navi della libertà che, sospinte dal vento ed armate di braccia che aiutano, mira da quasi vent'anni a rompere gli assedi, sempre uguali, di quella piccola striscia di territorio mediterraneo, patria di spiriti indomiti.

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