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Nukespeak
di
Carlo Ziviello
Nel 1982, mentre il nostro Paese ancora si crogiolava nel morbido torpore della vittoria al mondiale di Spagna e la crisi degli euromissili era giunta quasi al suo drammatico culmine, gli strateghi della comunicazione occidentali affilavano le proprie armi linguistiche fino a renderle capaci di far digerire l'indigeribile.
Questo libro quasi introvabile, Nukespeak, pubblicato lo stesso anno, parte dalla minaccia nucleare, all'epoca sicuramente la più grande, e anticipa molte delle conseguenze che vediamo oggi, in tutti i campi dell' informazione.
Il risultato di questo lavorio quotidiano dei media è l'assuefazione, la totale impotenza, l'intontimento e l'insensibilità al dolore.
In Oriente si scelse e si continua a scegliere una strada diversa: alla nostra vaghezza e mistificazione delle notizie si preferisce la censura, il silenzio e il controllo delle fonti di produzione delle notizie.
Ma comunque, due strade diverse per arrivare allo stesso risultato: il torpore delle opinioni pubbliche anche di fronte ai pericoli più grandi.
In Italia poi siamo avanguardia, eccelliamo davvero in sonnolenza, e senza nemmeno bisogno di vincere un mondiale di calcio.
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