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17 aprile 2024
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Berlinguer, Pertini e la Palestina
di Paolo Mossetti

L'uomo presente sull'attuale tessera del PD disse una volta:

«Siamo di fronte a qualcosa di mostruoso che suscita raccapriccio ed esecrazione. Questa furia omicida ricorda le nefandezze dei nazisti. E sia chiaro: sono ostile all’antisemitismo come a qualsiasi altra forma di odio razziale: compreso quello di cui appaiono pervasi gli attuali governanti di Israele».

Erano le frasi dell'allora segretario del PCI nel settembre 1982, alla Festa de l'Unità di Tirrenia, a commento della strage di Sabra e Chatila. Dopo che per molti anni, diciamo più o meno dal 2007 all'8 ottobre 2023 tutto l'arco parlamentare, dalla destra estrema al centrosinistra, è stato unito nella difesa di una sola narrazione in Palestina, è giusto ricordare che c’è stata anche una dirigenza di sinistra che non aveva paura di difendere i più deboli, contrastando i gruppi di pressione.

Oggi, quella tessera non piace a quella parte del PD che cerca alleanze col Terzo Polo e difende lo status quo più prepotente, perché gli ricorda di essere circondato da elettori che in fondo disprezza. Eppure, i voti che prendeva Berlinguer con quelle frasi non erano radicali, anzi: arrivavano dalla borghesia progressista, da operai conservatori su tutto una serie di altre questioni, da studenti per nulla anti-sistema. Accompagnavano il senso comune di una larga parte di Italia.

Una Italia in cui Sandro Pertini, nel discorso di fine anno del 1983, da Presidente della Repubblica affermò che Ariel Sharon andava «bandito dalla società» mentre invece «quasi va baldanzoso di questo massacro fatto».

Una Italia in cui il il Presidente del Consiglio Bettino Craxi, in una Comunicazione del Governo alla Camera dei Deputati in materia di politica estera, ribadì in maniera risoluta la legittimità della lotta armata dell’OLP, ai sensi della Carta dei Diritti dell’ONU. Un'Italia in cui il democristiano conservatore Andreotti poteva essere ministro degli Esteri in quello stesso governo Craxi.

Dunque è vero che quella tessera è per lo più simbolica, volta a coprire un vuoto di idee e rivolta a un elettorato nostalgico, veltroniano, tendenzialmente ultrasessantenne. Ma il problema non è il radicalismo che segnala, quanto l'idea sballata che abbiamo oggi di ciò che è veramente radicalismo.

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