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17 aprile 2024
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Ciao Vik
di Rossella Ahmad

Ciao, Vik

Ti chiamo e ti saluto così perché mi fu detto: quando qualcuno ti manca, scrivigli come se fosse ancora presente, come se dovessi incontrarlo di lì a poco. E sul fatto che tu sia ancora presente, non c'è dubbio. Abiti nei miei pensieri quotidiani dal giorno in cui una mano criminale ti cancellò da questa terra, condannando la sua anima al più atroce degli inferni.

Io di quel giorno ricordo tutto. La tua ultima immagine, maltrattato e bendato, mi ha perseguitata per lungo tempo, mi levò il sorriso e persino la voglia di fare, di combattere, di impegnarmi in ciò che facevo. Era l'ingiustizia, che mi troncava il respiro. Quell'ingiustizia cosmica a cui assistiamo quando un giusto, una persona buona, un combattente, un uomo di pace ci viene tolto con la violenza. L'universo sembra perdere il suo equilibrio, per un attimo anche il suo moto perpetuo si ferma, inorridito davanti al sopruso.

Ciò avvenne quel 15 aprile del 2011.

Io però ti ricordo nei momenti belli, l'incontro serale quotidiano con Guerrilla Radio, la gentilezza ed il garbo con cui rispondesti alla mia richiesta di inserire una finestra sul tuo blog nella pagina di informazione che curavamo, lo slogan bellissimo con cui chiudevi ogni diretta, quel "restiamo umani" oggi più necessario che mai.

Chissà cosa avresti significato oggi, chissà cosa avresti detto e come avresti contrastato i censori che blaterano e ridono di fronte al genocidio, Senza pudore. Chissà cosa ne è stato del verde cimitero gazawi in cui girasti uno dei tuoi video più belli e simbolici, fino a ieri custodito ed amato dai cittadini di quella striscia ribelle a cui dedicasti la tua giovane vita. Ci pensavo giorni fa, di fronte alla devastazione ed al senso di frustrazione che genera la visione di quel luogo da te, da me, amato.

E poi ricordo la tua mamma, risoluta a non farti passare da israele neanche da morto, e quindi da Rafah, attraverso l' Egitto, su un aereo che ti riportava a casa, mentre un osceno pennivendolo nostrano suggeriva, subdolo: lasciatelo lì. In un certo senso lì sei restato, in quella Gaza che non striscia, al fianco dei piccoli prigionieri con cui giocavi al calcio, con gli uomini e le donne di quella terra mai doma.

Tu Vik Utopia, tu vincitore, tu per sempre nel nostro cuore e nei ricordi più belli.

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