Russia: Occidente ipocrita, farebbe quello che ha fatto l'Iran
di Pierfrancesco Pallante

Il rappresentante permanente russo all'ONU Vasily Nebenzya ha definito la riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU sull'attacco di ritorsione dell'Iran contro Israele una parata di ipocrisia e di doppi standard.

"Sapete benissimo che un attacco ad una missione diplomatica è un casus belli secondo il diritto internazionale. E se le missioni occidentali venissero attaccate, non esitereste a reagire e a dimostrare la vostra tesi in questa stanza", ha affermato nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convocata in seguito all'attacco iraniano alle installazioni militari israeliane.

"Perché per voi, tutto ciò che riguarda le missioni occidentali e i cittadini occidentali è sacro e deve essere protetto".

"Oggi, il Consiglio di Sicurezza è testimone di una tale parata di ipocrisia e di doppi standard da parte dell'Occidente, che è addirittura disturbante da guardare", ha detto il diplomatico.

Peraltro l'attuale escalation della situazione in Medio Oriente, secondo Mosca, è diventata possibile a causa del rifiuto dell'Occidente di ripristinare il Piano d'azione globale congiunto (JCPOA) sul programma nucleare iraniano, ha affermato l'inviato permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov.

"Gli attuali eventi estremamente pericolosi in Medio Oriente sono uno dei risultati (non l'unico) della decisione degli Stati Uniti e dell'Eurotroika di bloccare i negoziati sul ripristino del JCPOA. C'era una possibilità per evitarlo. L'Occidente ha aperto la strada agli eventi attuali", ha scritto il diplomatico sul suo canale Telegram.

Nel 2015, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e la Germania hanno firmato il JCPOA con l’Iran per risolvere la crisi relativa al programma nucleare di Teheran. Nel 2018, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump decise di ritirarsi dall’accordo. L’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha più volte segnalato la sua volontà di riportare Washington nell’accordo sul nucleare.

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